Mons. Oscar Arnulfo Romero

 


La violenza non costruisce

Il 27 gennaio '80, durante l'omelia denuncia il massacro degli scioperanti pacifici di cinque giorni prima:

"1. Di fronte a questi fatti così dolorosi e di fronte agli altri tragici fatti di questa settimana macchiata da tanta violenza - alcuni dei quali li ho appena citati - desidero anzitutto rivolgermi a tutti, senza eccezione, a i parenti delle vittime e ai feriti o picchiati, per dire loro la parola di speranza del Vangelo e la solidarietà pastorale e la preghiera della nostra Chiesa.

2. Come pastore e come cittadino salvadoregno, mi fa soffrire profondamente che si continui a massacrare il settore organizzato del nostro popolo solo per il fatto di manifestare ordinatamente, per la strada, chiedendo giustizia e libertà. Sono certo che tanto sangue sparso e tanta sofferenza causata ai parenti di tante vittime non saranno vani. E' sangue e dolore che irrigheranno e feconderanno nuovi e sempre più numerosi salvadoregni che prenderanno coscienza della loro responsabilità nel costruire una società più giusta ed umana e che porterà il frutto delle riforme strutturali coraggiose, urgenti e radicali di cui la nostra patria ha bisogno. Il grido di liberazione di questo popolo, è clamore che sale fino a Dio e che ormai niente e nessuno potrà fermare. Coloro che cadono nella lotta - sempre che sia con amore sincero verso il popolo e alla ricerca di una vera liberazione - dobbiamo sempre considerarli presenti fra di noi. Non solo perché continuano nel ricordo di quelli che proseguono la loro lotta, ma anche perché la trascendenza della nostra fede ci insegna che con la distruzione del corpo non finisce la vita umana... ma, dopo la morte, atten-diamo, per la misericordia divina, il raggiungimento per gli uomini della liberazione piena ed assoluta. Le liberazioni temporali saranno sempre imperfette e transitorie, e sono valide, e varrà la pena lottare per esse, solo in quanto sono un riflesso, sulla terra, della giustizia del regno di Dio.

3. Mi sembra anche sproporzionato, e perciò ingiusto, l'aver tenuto all'oscuro, per tanto tempo, il popolo su quello che succedeva, imponendo il monopolio dell'informazione radiofonica. Finora la stampa e la televisione, generalmente, hanno diffuso solo la versione ufficiale e altre versioni che, in forma interessata, nascondono la partecipazione della destra e quella dei corpi di sicurezza e cercano di dare l'impressione che i colpevoli di tanti morti e feriti siano stati i manifestanti armati. Dinanzi al saldo orrendo di sangue e di violenza di questa settimana, voglio rivolgere, a nome del Vangelo, un nuovo invito a tutti i settori salvadoregni, perché abbandonino le strade della violenza e cerchino con maggior impegno soluzioni ragionevoli di dialogo, sempre possibili, almeno finché gli uomini non rinunciano alla propria razionalità e alla buona volontà. Si è visto, ancora una volta, che la violenza non costruisce; soprattutto la violenza di una destra recalcitrante che strumentalizza la violenza repressiva delle forze armate per violare, a proprio favore, i sacri diritti umani dell'espressione e dell'organizzazione che il popolo ormai sa difendere. A questa violenza intransigente della destra, torno a ripetere il severo ammonimento della Chiesa che la fa colpevole della collera e della disperazione del popolo. Essi sono il vero germe, il vero pericolo del comunismo che denunciano ipocritamente. Alla violenza delle forze armate devo ricordare il dovere di essere al servizio del popolo e non dei privilegi di pochi. Vorremmo vedere reprimere con la stessa furia la sovversione di destra che è più criminale di quella di sinistra e che potrebbe essere meglio controllata dalle forze di sicurezza".

Oscar A. Romero



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