La
violenza non costruisce
Il
27 gennaio '80, durante l'omelia denuncia il massacro degli scioperanti
pacifici di cinque giorni prima:
"1.
Di fronte a questi fatti così dolorosi e di fronte agli altri
tragici fatti di questa settimana macchiata da tanta violenza
- alcuni dei quali li ho appena citati - desidero anzitutto rivolgermi
a tutti, senza eccezione, a i parenti delle vittime e ai feriti
o picchiati, per dire loro la parola di speranza del Vangelo e
la solidarietà pastorale e la preghiera della nostra Chiesa.
2.
Come pastore e come cittadino salvadoregno, mi fa soffrire profondamente
che si continui a massacrare il settore organizzato del nostro
popolo solo per il fatto di manifestare ordinatamente, per la
strada, chiedendo giustizia e libertà. Sono certo che tanto sangue
sparso e tanta sofferenza causata ai parenti di tante vittime
non saranno vani. E' sangue e dolore che irrigheranno e feconderanno
nuovi e sempre più numerosi salvadoregni che prenderanno coscienza
della loro responsabilità nel costruire una società più giusta
ed umana e che porterà il frutto delle riforme strutturali coraggiose,
urgenti e radicali di cui la nostra patria ha bisogno. Il grido
di liberazione di questo popolo, è clamore che sale fino a Dio
e che ormai niente e nessuno potrà fermare. Coloro che cadono
nella lotta - sempre che sia con amore sincero verso il popolo
e alla ricerca di una vera liberazione - dobbiamo sempre considerarli
presenti fra di noi. Non solo perché continuano nel ricordo di
quelli che proseguono la loro lotta, ma anche perché la trascendenza
della nostra fede ci insegna che con la distruzione del corpo
non finisce la vita umana... ma, dopo la morte, atten-diamo, per
la misericordia divina, il raggiungimento per gli uomini della
liberazione piena ed assoluta. Le liberazioni temporali saranno
sempre imperfette e transitorie, e sono valide, e varrà la pena
lottare per esse, solo in quanto sono un riflesso, sulla terra,
della giustizia del regno di Dio.
3.
Mi sembra anche sproporzionato, e perciò ingiusto, l'aver tenuto
all'oscuro, per tanto tempo, il popolo su quello che succedeva,
imponendo il monopolio dell'informazione radiofonica. Finora la
stampa e la televisione, generalmente, hanno diffuso solo la versione
ufficiale e altre versioni che, in forma interessata, nascondono
la partecipazione della destra e quella dei corpi di sicurezza
e cercano di dare l'impressione che i colpevoli di tanti morti
e feriti siano stati i manifestanti armati. Dinanzi al saldo orrendo
di sangue e di violenza di questa settimana, voglio rivolgere,
a nome del Vangelo, un nuovo invito a tutti i settori salvadoregni,
perché abbandonino le strade della violenza e cerchino con maggior
impegno soluzioni ragionevoli di dialogo, sempre possibili, almeno
finché gli uomini non rinunciano alla propria razionalità e alla
buona volontà. Si è visto, ancora una volta, che la violenza non
costruisce; soprattutto la violenza di una destra recalcitrante
che strumentalizza la violenza repressiva delle forze armate per
violare, a proprio favore, i sacri diritti umani dell'espressione
e dell'organizzazione che il popolo ormai sa difendere. A questa
violenza intransigente della destra, torno a ripetere il severo
ammonimento della Chiesa che la fa colpevole della collera e della
disperazione del popolo. Essi sono il vero germe, il vero pericolo
del comunismo che denunciano ipocritamente. Alla violenza delle
forze armate devo ricordare il dovere di essere al servizio del
popolo e non dei privilegi di pochi. Vorremmo vedere reprimere
con la stessa furia la sovversione di destra che è più criminale
di quella di sinistra e che potrebbe essere meglio controllata
dalle forze di sicurezza".
Oscar
A. Romero
|