Chi
dona al povero, presta a Dio
Che
cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto (1Cor 4,7). Non siamo
dunque avari dei nostri beni, come se ci appartenessero... L'uso
del denaro è transitorio e la proprietà privata non è eterna.
Se la riconosci passeggera sulla terra dove ora ti trovi, potrai
acquistare in cielo un possesso che non avrà mai fine. Ricorda
i servi che, nel Vangelo, avevano ricevuto dei talenti dal loro
padrone e ciò che il padrone, al suo ritorno, diede a ciascuno
di essi; comprenderai allora che deporre il proprio denaro sulla
tavola del Signore per farlo fruttificare è molto più vantaggioso
che conservarlo con una fedeltà sterile che non porta alcun vantaggio
al creditore, con gran danno del servo pauroso il cui castigo
sarà tanto più grave... Ricordiamo anche quella vedova, che preoccupandosi
dei poveri, dimenticò se stessa al punto da donare tutto quello
che le restava per vivere, pensando soltanto alla vita futura,
come attesta il Signore stesso. Gli altri avevano dato del superfluo
(cf. Mt 12,43), ma essa, forse più povera di molti poveri - tutta
la sua fortuna si riduceva a due spiccioli -, nel suo cuore era
più ricca di tutti i ricchi. Essa guardava soltanto alle ricchezze
della ricompensa eterna; avara dei tesori celesti, rinunciò a
tutto ciò che possedeva come a beni terreni e destinati a tornare
terra... Diede quello che aveva per possedere ciò che non vedeva.
Donò i beni caduchi per acquistare i beni immortali. Questa poveretta
non ha dimenticato i mezzi previsti e disposti dal Signore per
ottenere la ricompensa futura. Per questo il Signore non l'ha
dimenticata, il Giudice del mondo ha pronunciato in anticipo la
sua sentenza: nel Vangelo fa l'elogio di colei che incoronerà
nel giorno del giudizio. Prestiamo dunque al Signore i beni che
egli ci ha donato. Infatti, non possediamo nulla che non sia dono
del Signore, anzi senza la sua volontà non esistiamo nemmeno.
Che cosa potremmo considerare nostro, dato che, in forza di un
debito enorme, neppure ci apparteniamo? Non solo siamo stati creati,
ma anche redenti da Dio. Rendiamo grazie: riscattati a gran prezzo,
a prezzo del sangue del Signore, noi cessiamo di essere oggetti
senza valore, perché la libertà di non essere sottomessi alla
giustizia di Dio, è peggiore della schiavitù. Chi è libero in
questo modo, è schiavo del peccato, prigioniero della morte. Rendiamo
al Signore ciò che ci ha dato. Doniamo a colui che riceve nella
persona di ogni povero. Doniamo con gioia e riceveremo in letizia
i doni del Signore.
Paolino
di Nola, Lettera 34, 2-4
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