Cura
del prossimo
Spezza
a chi ha fame il tuo pane e accogli in casa tua i poveri, i senzatetto
(Is 58,7). È grande la moltitudine dei nudi, dei senzatetto che
i nostri tempi ci hanno portato. Una quantità di prigionieri sta
davanti alla porta di ciascuno. Non mancano gli stranieri, gli
esuli, e ovunque si vedono mani tese a supplicare. Per costoro,
la casa è il cielo, è l'aria aperta; l'alloggio sono i portici,
gli incroci, gli angoli isolati delle piazze. Come gufi e civette
si appiattano nelle spelonche. Il loro vestito, sono panni laceri;
il loro vettovagliamento, la buona volontà dei misericordiosi;
il loro cibo, ciò che dà loro il caso; la loro bevanda, le sorgenti,
come per gli animali; il loro bicchiere, il cavo delle mani, il
loro magazzino, le vesti, se non sono troppo lacere e coprono
ciò che vi è riposto; loro tavola, le ginocchia unite; loro letto,
il suolo, loro bagno il fiume o il lago, che Dio ha elargito a
tutti come bene comune, non artificiale. La loro vita è errabonda
e selvatica, tale non dall'inizio, ma per la sventura e la necessità.
A costoro, o tu che digiuni, provvedi. Sii generoso verso le sventure
dei fratelli. Ciò che sottrai al tuo ventre, porgilo a chi ha
fame. Il timore di Dio diventi un giusto eguagliatore. Con una
saggia temperanza cura due esperienze contrarie: la tua sazietà
e la fame del fratello. Fanno così anche i medici: uno vogliono
che evacui, l'altro che si riempia, affinché l'aggiunta o la sottrazione
conservino la salute di ciascuno. Lasciati persuadere da una giusta
esortazione: questa parola apra le porte dei ricchi, questo consiglio
introduca il povero da chi ha. Non sia un solo discorso ad arricchire
i bisognosi, ma la parola eterna di Dio dia loro e casa e letto
e mensa. Con una buona parola, provvedi loro il necessario dai
tuoi beni. Oltre a questi, vi sono altri poveri che giacciono
languenti. Ciascuno si dia da fare per i suoi vicini. Non lasciare
che un altro curi quelli che sono presso di te, non sia un altro
a sottrarti il tesoro per te preparato. Accaparra per te gli infelici
come se fossero oro. Abbraccia la salute dei bisognosi, come se
fosse la salute tua, come se fosse la salvezza di tua moglie,
dei tuoi figli, dei tuoi domestici, di tutta la tua casa. Il povero
ammalato è doppiamente povero. Quelli infatti che sono sani girano
di porta in porta e avvicinano i ricchi; oppure, seduti al crocicchi
invocano tutti i passanti. Ma quelli che sono impediti dalla malattia,
rinchiusi in uno stretto alloggio, in un angolo angusto, come
Daniele nella fossa, aspettano te, timorato e misericordioso,
come tu fossi Abacuc. Con l'elemosina, mostrati amico del profeta;
avvicinalo presto, senza indugio e porgi il cibo a lui che ha
bisogno. La tua elargizione, non è certo una perdita. Non temere:
il frutto dell'elemosina germoglia rigoglioso. Semina le tue elargizioni
e riempirai la tua casa di bei covoni.
Gregorio
di Nissa, L'amore per i poveri, 1
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