Gregorio Nazianzeno

(329?-390)

                                                                    



A tutti Dio distribuisce equamente i suoi doni

Amici e fratelli miei, non siamo economi cattivi dei beni che ci sono stati affidati, per non sentirci dire: "Vergognatevi, voi che trattenete gli altrui beni; imitate la giustizia di Dio e non vi saranno più poveri". Non affatichiamoci per ammassare e tenere in serbo allorché altri sono sfiniti dalla fame; così non meriteremo il rimprovero amaro e la minaccia del profeta Amos: State a sentire voi che dite: quando passerà il mese, per vendere le merci, il sabato per aprire i magazzini del grano? (Am 8,5)... Imitiamo la legge sublime e primaria di Dio che fa sorgere il suo sole sopra i cattivi e sopra i buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti (Mt 5,45). Egli rende padroni di immense pianure, di sorgenti, di fiumi, di foreste tutti coloro che vivono sulla terra. Per tutte le specie di uccelli crea l'atmosfera, e l'acqua per gli animali acquatici. Per la vita di tutti, fornisce in abbondanza le risorse fondamentali che non possono essere né accaparrate dai forti, né misurate da leggi, né delimitate da barriere; ma egli le dispensa a tutti in modo che nulla manchi a nessuno. Così Dio afferma l'uguaglianza nella natura mediante la giusta distribuzione dei suoi doni, così egli mostra la ricchezza della sua bontà. Gli uomini, invece, allorché ammassano oro, argento, vesti tanto lussuose quanto inutili, diamanti e cose simili che provocano le guerre, la discordia e la tirannia, sono presi allora da folle arroganza, sbarrano il cuore alle sofferenze dei fratelli e non acconsentono neppure a concedere ad essi un po' del superfluo perché abbiano di che vivere. Meschina aberrazione! Nemmeno sono capaci di comprendere che povertà e ricchezza, condizione libera - come si dice - e stato servile, come altre categorie analoghe, si formarono tardi nelle comunità umane ed esplosero come epidemie contemporaneamente al peccato di cui esse erano le conseguenze, Ma al principio non fu così (Mt 19,8). Al principio, il Creatore lasciò l'uomo libero e signore di sé, tenuto a un unico comandamento e ricco delle delizie del paradiso. Dio voleva questo per tutto il genere umano nato dal primo uomo. Libertà e ricchezza dipendevano dall'osservanza di un solo comandamento. La violazione di esso ebbe come conseguenza la vera povertà e la schiavitù. Da quando gelosia e dispute sono esplose per la maliziosa tirannia del serpente che ci seduce con il piacere e che spinge i più forti contro i più deboli, la famiglia umana si è lacerata in nazioni estranee le une alle altre. L'avarizia ha soppiantato la naturale generosità e si è servita della legge per dominare con la forza. Tu però, considera l'uguaglianza originaria e non le divisioni successive, la legge del Creatore e non quella dei potenti. Aiuta la natura per quanto puoi, onora la libertà delle origini, rispetta la tua persona, proteggi la tua razza contro il disonore, soccorrila nelle infermità, sostienila nella povertà... Non cercare di distinguerti dagli altri se non per la tua bontà. Fatti Dio per gli infelici, imitando la divina misericordia.

Gregorio Nazianzeno, L'amore per i poveri, 24-26



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