Amare
i poveri
l
primo comandamento è il maggiore, fondamento della Legge e dei
profeti è l'amore che, mi sembra, dà la più grande prova di sé
nell'amore dei poveri, nella pietà e compassione verso il prossimo.
Nulla fa onore a Dio quanto la misericordia, poiché nulla gli
è più affine, lui che la misericordia e la verità precedono (Sal
88,15) e che preferisce la misericordia alla giustizia (cf. Os
8,6). Nulla quanto la benevolenza verso il prossimo attira la
benevolenza dell'amico degli uomini: la sua ricompensa è giusta,
egli pesa e misura la misericordia. A tutti i poveri dobbiamo
aprire il cuore, e anche a tutti gli infelici, quali che siano
le loro sofferenze. Questo è l'intimo significato del comandamento
che ci impone di rallegrarci con coloro che sono nella gioia e
di piangere con coloro che piangono (cf. Rm 12,15). Essendo noi
stessi degli uomini, non è forse opportuno che siamo benevoli
verso gli uomini? Vegliamo sulla salute del prossimo con altrettanta
premura che sulla nostra, sia esso sano o malato. Poiché noi formiamo
un sol corpo in Cristo (Rm 12,5): ricchi o poveri, schiavi o liberi,
sani o infermi. Per tutti non v'è che un solo capo, principio
di tutto: il Cristo. Ciò che le membra del corpo sono l'una per
l'altra, ognuno di noi lo è per ciascuno dei suoi fratelli, e
tutti lo sono per tutti. Non bisogna dunque trascurare né abbandonare
coloro che sono caduti prima di noi in uno stato di infermità
in cui tutti possiamo cadere. Piuttosto che rallegrarci d'essere
in buona salute, è molto meglio compatire le disgrazie dei fratelli...
Sono fatti a immagine di Dio come noi e, nonostante la loro apparente
miseria, hanno custodito meglio di noi la fedeltà di tale immagine.
In essi, l'uomo interiore ha rivestito il Cristo stesso e hanno
ricevuto le stesse caparre dello Spirito (2Cor 5,5). Hanno le
stesse leggi, gli stessi comandamenti, gli stessi patti, le stesse
assemblee, gli stessi misteri, la stessa speranza. Cristo è morto
anche per essi, colui che toglie i peccati del mondo (Gv 1,29).
Partecipano all'eredità celeste, essi che furono privati di molti
beni quaggiù Sono i compagni delle sofferenze di Cristo, lo saranno
della sua gloria... La natura umana ci impone di aver compassione
degli altri. Insegnandoci la solidarietà nelle necessità, ci inculca
il rispetto e l'amore agli uomini.
Gregorio
Nazianzeno, L'amore per i poveri, 4-6.14-15
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