"Pace
a tutti!"
Ogni
fedele ha un angelo, poiché fin dall'inizio ogni uomo onorato
aveva un angelo, come dice Giacobbe: L'angelo che mi educa e che
mi difende nella mia giovinezza (Gen 48,16). Se dunque abbiamo
degli angeli, comportiamoci con cautela, quasi ci stessero vicino
dei pedagoghi; anche il demonio, del resto, ci sta vicino. Per
questo noi preghiamo e supplichiamo a gran voce l'angelo della
pace, e in ogni luogo chiediamo la pace: nulla la uguaglia! Nelle
chiese, nelle suppliche, nei saluti invochiamo la pace, e una,
e due, e tre volte, continuamente colui che presiede alla Chiesa
[il vescovo] la augura con le parole "Pace a voi". E perché? Perché
è la madre di tutti i beni e il fondamento della gioia. Per questo
motivo anche il Cristo comandò agli apostoli che, entrando nelle
case, rivolgessero subito questo saluto, quasi simbolo di ogni
bene: Entrando nelle case, dice infatti, dite: La pace sia con
voi (Lc 10,5). Perché dove è assente, tutto è vano. Disse inoltre
ai discepoli: Vi lascio la pace, vi do la mia pace (Gv 14,27).
Perché la pace predispone la via all'amore. Anzi, chi presiede
alla Chiesa non dice solo: "Pace a voi", ma: "Pace a tutti". Cosa
giova infatti se con uno siamo in pace e con un altro siamo in
contesa, in guerra? Che guadagno c'è? Anche nel corpo se qualche
elemento è in pace e qualche altro in subbuglio, non è possibile
che vi sia la salute, ma solo nell'ordine, nella concordia e nella
pace di tutti gli elementi; se non tutti sono tranquilli e restano
nei propri termini precisi, tutto ne è sconvolto. E così nella
nostra mente, se non tutti i nostri pensieri sono tranquilli,
non vi è pace. La pace è un bene così grande, che vengono chiamati
figli di Dio coloro che la operano e la diffondono (cf. Mt 5,9),
ed è evidente. Anche il Figlio di Dio è venuto per questo sulla
terra, per stabilire la pace sia in terra, sia in cielo (cf. Col
1,20). Se chi opera la pace è figlio di Dio, chi opera sconvolgimenti
è figlio del diavolo. "Ma che dici? Tiri fuori liti e guerre?
Ma chi è tanto infelice?" si dice. Eppure ci sono molti che gioiscono
del male, che lacerano il corpo di Cristo più dei soldati che
lo trafissero con la lancia o dei giudei che lo ferirono con i
chiodi. Quello fu un male minore: quelle membra lacerate furono
ricomposte. Invece queste membra una volta separate, se non gli
si ricongiungono, non gli si ricongiungeranno mai più, ma resteranno
al di fuori della sua pienezza. Quando vuoi far guerra al fratello,
rifletti che fai guerra alle membra di Cristo, e cessa da tale
pazzia. Ma che, se è abbietto, se è meschino? Ma che, se è una
persona di nessun conto? Non è volontà del Padre mio, è detto,
che perisca uno solo di questi piccoli (Mt 18,14), e ancora: I
loro angeli contemplano incessantemente il volto del Padre mio
che è nei cieli (Mt 18,10). Dio per lui si è fatto schiavo e si
è lasciato uccidere; e tu ritieni che non valga nulla? Non ti
opponi anche così a Dio, sputando sentenze diverse dalle sue?
Quando colui che presiede alla Chiesa entra, subito dice: "Pace
a tutti"; quando predica: "Pace a tutti"; quando benedice: "Pace
a tutti"; quando esorta a scambiarci il segno di pace: "Pace a
tutti"; quando il sacrificio è terminato: "Pace a tutti", e durante
il sacrificio ancora: "Grazia a voi e pace". Non è dunque assurdo
se noi, che tante volte ascoltiamo l'invito alla pace, ci combattiamo
a vicenda? Noi che riceviamo e rendiamo il segno di pace, combattiamo
colui che ce lo rivolge! Tu gli rispondi: "E col tuo spirito",
e fuori lo calunni? Ahimè! Le cerimonie più sante della Chiesa
sono diventate semplici formalità esteriori e non hanno più nessuna
realtà! Ahimè! La parola d'ordine di questo esercito è rimasta
una semplice parola! Perciò non sapete neppure per qual motivo
si dica: "Pace a tutti". Ascoltate dunque subito che cosa dice
Cristo: Giungendo a una città o a un villaggio, entrando nella
casa, salutatela, e se la casa ne sarà degna, venga la vostra
pace su di essa; se invece non ne sarà degna, la vostra pace ritorni
a voi (Mt 10,11). Per questo non comprendiamo niente quando riteniamo
ciò semplici formalità e non le accompagniamo con la nostra mente.
Sono forse io che do la pace? È Cristo che si degna di parlare
tramite noi.
Crisostomo
Giovanni, Commento alla lettera ai Colossesi, 3,4
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