Giovanni Crisostomo

(344?-407)

                                                                    



Come comportarsi con i mendicanti

Paolo ha detto: Rivestitevi dunque, come tanti eletti da Dio, di viscere di misericordia, di probità e umiltà (Col 3,12). Vedi la precisione delle parole, vedi come vuole che noi siamo sempre misericordiosi. Non ha detto infatti semplicemente: "Abbiate misericordia", ma "rivestitevi", perché come un vestito è sempre con noi, così anche la misericordia. E non ha detto semplicemente: "Abbiate misericordia", ma "viscere di misericordia", perché noi imitiamo l'affetto naturale. Ma noi facciamo proprio il contrario: se ci avvicina qualcuno chiedendo l'elemosina, lo offendiamo, lo insultiamo, lo chiamiamo impostore. Non inorridisci, o uomo, non arrossisci di dargli, invece del pane, il titolo di impostore? Ma, se anche costui racconta delle fandonie, è giusto averne misericordia per questo motivo: è costretto dalla fame a porsi questa maschera. E anche questo si deve imputare alla nostra crudeltà, perché noi non tolleriamo facilmente di dare, e loro sono costretti ad escogitare mille espedienti per raggirare il nostro animo disumano e intenerire la nostra durezza. D'altronde, se chiedesse oro o argento, avresti ragione di sospettare, ma, se ti avvicina per il cibo necessario, perché ti metti a fare della morale fuori di tempo, perché discuti inutilmente, accusandolo di pigrizia e oziosità? Se si devono rimproverare questi vizi, si devono rimproverare a noi stessi e non agli altri. Perciò, quando ti avvicini a Dio per chiedergli la remissione dei peccati pensa a siffatte parole e riconosci come sarebbe più giusto che tu le udissi da Dio, piuttosto che il povero da te. Eppure Dio mai le ha rivolte a te, come per esempio: "Vattene; sei un impostore! Entri spesso in chiesa, ascolti i miei precetti, ma fuori preponi l'oro, la passione, l'amicizia e semplicemente tutto ai miei comandamenti; ora sei umile, ma finita la preghiera sei duro, crudele e disumano. Vattene via, perciò, e non venirmi più vicino!". Queste cose, e ancor di più, saremmo degni di udire: mai però egli ce le ha rinfacciate; invece è longanime e riempie tutti dei suoi beni, dando più di quanto gli si chiede. Riflettendo dunque a ciò, alleviamo ai bisognosi la loro miseria e anche se usassero imposture non stiamo troppo a pignoleggiare. Allo stesso modo, anche noi abbiamo bisogno di essere salvati con indulgenza, con benignità, con grande misericordia. Non è possibile, davvero, non è possibile che possano mai salvarsi coloro che vengono esaminati con pignoleria, ma saranno tutti necessariamente puniti e tutti andranno perduti. Non siamo dunque giudici severi degli altri, affinché anche a noi non si richieda un conto severo: siamo carichi di peccati che sorpassano ogni indulgenza. Per questo abbiamo misericordia soprattutto di coloro che commettono delle colpe apparentemente indegne di misericordia; e proprio per accaparrarci anche noi tale misericordia; del resto, per quanto noi siamo benigni, non potremo mai mostrare tanta benignità quanto è quella di cui noi abbiamo bisogno da Dio misericordioso. Non è assurdo dunque che noi, trovandoci in tanto bisogno, ci mostriamo tanto pignoli con i nostri conservi, agendo così proprio contro noi stessi? In tal modo, infatti, invece di dimostrare che lui è indegno della tua opera buona, dimostri piuttosto che tu sei indegno della misericordia di Dio. Infatti chi giudica con troppa precisione il proprio conservo, così si sentirà un giorno da Dio giudicato, anzi di più.

Crisostomo Giovanni, Commento alla lettera ai Romani, 15,8-9



torna alla homepage