Come
comportarsi con i mendicanti
Paolo
ha detto: Rivestitevi dunque, come tanti eletti da Dio, di viscere
di misericordia, di probità e umiltà (Col 3,12). Vedi la precisione
delle parole, vedi come vuole che noi siamo sempre misericordiosi.
Non ha detto infatti semplicemente: "Abbiate misericordia", ma
"rivestitevi", perché come un vestito è sempre con noi, così anche
la misericordia. E non ha detto semplicemente: "Abbiate misericordia",
ma "viscere di misericordia", perché noi imitiamo l'affetto naturale.
Ma noi facciamo proprio il contrario: se ci avvicina qualcuno
chiedendo l'elemosina, lo offendiamo, lo insultiamo, lo chiamiamo
impostore. Non inorridisci, o uomo, non arrossisci di dargli,
invece del pane, il titolo di impostore? Ma, se anche costui racconta
delle fandonie, è giusto averne misericordia per questo motivo:
è costretto dalla fame a porsi questa maschera. E anche questo
si deve imputare alla nostra crudeltà, perché noi non tolleriamo
facilmente di dare, e loro sono costretti ad escogitare mille
espedienti per raggirare il nostro animo disumano e intenerire
la nostra durezza. D'altronde, se chiedesse oro o argento, avresti
ragione di sospettare, ma, se ti avvicina per il cibo necessario,
perché ti metti a fare della morale fuori di tempo, perché discuti
inutilmente, accusandolo di pigrizia e oziosità? Se si devono
rimproverare questi vizi, si devono rimproverare a noi stessi
e non agli altri. Perciò, quando ti avvicini a Dio per chiedergli
la remissione dei peccati pensa a siffatte parole e riconosci
come sarebbe più giusto che tu le udissi da Dio, piuttosto che
il povero da te. Eppure Dio mai le ha rivolte a te, come per esempio:
"Vattene; sei un impostore! Entri spesso in chiesa, ascolti i
miei precetti, ma fuori preponi l'oro, la passione, l'amicizia
e semplicemente tutto ai miei comandamenti; ora sei umile, ma
finita la preghiera sei duro, crudele e disumano. Vattene via,
perciò, e non venirmi più vicino!". Queste cose, e ancor di più,
saremmo degni di udire: mai però egli ce le ha rinfacciate; invece
è longanime e riempie tutti dei suoi beni, dando più di quanto
gli si chiede. Riflettendo dunque a ciò, alleviamo ai bisognosi
la loro miseria e anche se usassero imposture non stiamo troppo
a pignoleggiare. Allo stesso modo, anche noi abbiamo bisogno di
essere salvati con indulgenza, con benignità, con grande misericordia.
Non è possibile, davvero, non è possibile che possano mai salvarsi
coloro che vengono esaminati con pignoleria, ma saranno tutti
necessariamente puniti e tutti andranno perduti. Non siamo dunque
giudici severi degli altri, affinché anche a noi non si richieda
un conto severo: siamo carichi di peccati che sorpassano ogni
indulgenza. Per questo abbiamo misericordia soprattutto di coloro
che commettono delle colpe apparentemente indegne di misericordia;
e proprio per accaparrarci anche noi tale misericordia; del resto,
per quanto noi siamo benigni, non potremo mai mostrare tanta benignità
quanto è quella di cui noi abbiamo bisogno da Dio misericordioso.
Non è assurdo dunque che noi, trovandoci in tanto bisogno, ci
mostriamo tanto pignoli con i nostri conservi, agendo così proprio
contro noi stessi? In tal modo, infatti, invece di dimostrare
che lui è indegno della tua opera buona, dimostri piuttosto che
tu sei indegno della misericordia di Dio. Infatti chi giudica
con troppa precisione il proprio conservo, così si sentirà un
giorno da Dio giudicato, anzi di più.
Crisostomo
Giovanni, Commento alla lettera ai Romani, 15,8-9
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