Ecco
i poveri dinanzi ai vostri occhi
Ora,
la Chiesa possiede terre, case, affittanze, carri, muli e molti
altri simili beni materiali, costretta a ciò dalla vostra crudeltà.
Converrebbe, infatti, che questo tesoro della Chiesa fosse nelle
vostre mani e che essa ne ricevesse il frutto dalla vostra buona
volontà e generosità. Ora, invece, dal possesso di tali beni derivano
due assurdi inconvenienti: voi rimanete senza frutti, e i sacerdoti
di Dio trattano cose che non sono di loro competenza. Non era
forse possibile che case e campi rimanessero in possesso degli
apostoli? Perché allora essi li vendevano, e distribuivano il
ricavato? Perché ciò era la cosa migliore. Ora, al contrario,
un grave timore ha preso i vostri padri. Essendo voi dominati
da un furioso e smodato desiderio dei beni temporali e occupati
a raccogliere senza seminare, la moltitudine delle vedove, degli
orfani e delle vergini finiva col morire di fame: perciò essi
sono stati costretti ad avere dei beni. Essi non volevano darsi
a questi traffici poco onorevoli, ma desideravano che la vostra
buona volontà costituisse un capitale, da cui poter raccogliere
i frutti, mentre essi si sarebbero dedicati esclusivamente alla
preghiera. Voi, invece, li avete obbligati a imitare coloro che
si occupano di uffici pubblici e di affari privati: di qui si
è prodotta una confusione senza limiti. Se, infatti, anche noi
come voi ci occupiamo degli stessi affari terreni, chi placherà
Dio? Per questo non possiamo aprire bocca: gli ecclesiastici,
in pratica, non sono per nulla migliori degli uomini di mondo.
Non avete sentito che gli apostoli non accettarono neppure di
distribuire essi stessi il denaro raccolto senza tanti traffici?
Oggi, invece, i vescovi sono schiacciati dalle preoccupazioni
materiali ancor più degli amministratori, degli economi, dei commercianti
e, mentre dovrebbero occuparsi ed essere solleciti unicamente
delle vostre anime, sono presi dalle stesse attività e dagli stessi
affanni per cui si agitano gli esattori delle imposte, gli agenti
del fisco, i ragionieri, i sovrintendenti alle finanze: per queste
cose ogni giorno si rompono la testa. Non dico ciò semplicemente
per lamentarmi, ma perché avvenga qualche cambiamento in meglio
e s'introduca qualche rimedio; perché noi, sottoposti come ora
siamo a così dura schiavitù, riusciamo a ottenere un po' di misericordia
e voi siate per la Chiesa la sua rendita e il tesoro. Se voi non
volete, ecco i poveri dinanzi ai vostri occhi: quanti noi potremo
soddisfare, non tralasceremo di nutrire; ma quelli che non riusciremo
ad assistere, li invieremo a voi, onde evitarvi di udire in quel
tremendo giorno le parole rivolte a quanti non hanno avuto misericordia
e si sono comportati con crudeltà: Mi avete visto affamato e non
mi avete dato da mangiare (Mt 25,42). Certo, questa disumanità
rende anche noi ridicoli insieme a voi. Trascurando infatti le
preghiere, l'insegnamento e ogni altra attività sacra, alcuni
uomini della Chiesa passano tutto il tempo in discussioni coi
mercanti di grano, con i commercianti di vino, e con i venditori
di altre derrate. Di qui sorgono liti e contrasti, e s'intrecciano
ogni giorno le più varie e grossolane ingiurie. Ecco donde provengono
quei nomi attribuiti a ciascun sacerdote, nomi che si addicono
piuttosto agli affari mondani che essi trattano. Dovrebbero, al
contrario, essere chiamati solo con i nomi derivanti da quelle
attività stabilite dagli apostoli: cioè dal sostentamento dei
poveri, dal patrocinio degli offesi, il ricovero dei pellegrini
e degli stranieri, l'aiuto agli oppressi, l'assistenza agli orfani,
la difesa delle vedove, la protezione delle vergini. Ecco gli
uffici che dovrebbero essere assegnati ai sacerdoti, in luogo
dei preoccupanti impegni relativi a terreni e a costruzioni. Questi
sono i cimeli della Chiesa; questi i tesori che più le si addicono
e che a noi procurano grande facilità nell'assistenza, a voi vantaggio,
anzi facilità e vantaggio insieme. Per la grazia di Dio io calcolo
infatti che le persone che si riuniscono qui siano circa centomila;
orbene, se ciascuno desse un pane a ogni povero, tutti sarebbero
nell'abbondanza, e se ciascuno si privasse soltanto di un obolo,
nessuno sarebbe povero, e noi sacerdoti non saremmo più esposti
a tanti biasimi e scherni che ci tiriamo addosso per il nostro
attaccamento ai beni materiali. Sarebbe opportuno ripetere oggi
ai sacerdoti, riguardo ai beni della Chiesa, ciò che il Signore
disse un giorno: Vendi le tue ricchezze, e dalle ai poveri, e
seguimi (Mt 19,21). Non è possibile altrimenti seguire il Signore
come si deve, se non siamo liberi da ogni preoccupazione troppo
grossolana e terrena. Ora, invece, i sacerdoti di Dio assistono
alla vendemmia e alla mietitura e si danno un gran da fare per
l'acquisto e la vendita dei prodotti. I sacerdoti giudei, il cui
servizio di culto era rivolto semplicemente all'immagine delle
realtà attuali, erano esenti da tutte queste attività, nonostante
si dedicassero a una liturgia alquanto carnale. Noi che siamo
chiamati invece a entrare nello stesso santuario dei cieli e penetriamo
nel vero Sancta sanctorum, ci sobbarchiamo alle preoccupazioni
e agli affanni dei commercianti e degli uomini d'affari. Ecco
donde derivano la grave trascuratezza delle Scritture, la tiepidezza
dello spirito d'orazione, l'atrofia di tutta la vita spirituale.
È impossibile, infatti, che l'uomo si divida tra le cure terrene
e gli impegni spirituali, dedicandosi a entrambi con adeguato
impegno. Ecco perché vi prego e vi scongiuro di far scaturire
sempre e ovunque per noi abbondanti sorgenti e di far diventare
la vostra aia e il vostro torchio uno stimolo per noi: così i
poveri saranno più facilmente nutriti, Dio sarà glorificato, e
voi, progredendo sempre più nelle opere di misericordia, otterrete
anche i beni eterni, che io auguro a noi tutti di possedere un
giorno per la grazia e l'amore di Gesù Cristo, nostro Signore.
Crisostomo
Giovanni, Commento al Vangelo di san Matteo, 85,3-4
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