"Non
attaccare il cuore alle ricchezze!"
Vedi
solo l'oro, pensi solo all'oro; è il tuo sogno quando dormi, è
la tua occupazione quando sei sveglio. Come chi vaneggia non vede
oggetti reali, ma il frutto delle sue passioni, così la tua anima,
ossessa dal demone dell'oro, vede solo e ovunque oro e argento.
Preferisci veder l'oro che il sole; vorresti che tutto si tramutasse
in oro, e ogni tuo pensiero, e ogni tuo affetto è orientato ad
esso. Cosa non escogiti e non intraprendi per l'oro? Il frumento
diventa per te oro, il vino si trasforma in oro, la lana la muti
in oro; ogni occupazione, ogni affare ti procura oro. L'oro produce
se stesso, perché si accresce con l'usura. Eppure non sarai mai
sazio e le tue brame non cesseranno mai. Ai bambini golosi ordiniamo
spesso di non saziarsi con le loro leccornie, perché l'uso smoderato
non rechi loro la nausea. Ma per chi è avido di ricchezze ciò
non avviene mai: più ne riceve, più ne brama. Se la ricchezza
affluisce, non attaccarci il cuore (Sal 61,11). Tu invece imprigioni
questo flusso, e sbarri le uscite. Esso diventa come il mare,
che fa poi? Fracassa gli sbarramenti e, pieno da traboccare, distrugge
i granai del ricco, ne abbatte al suolo i magazzini. Egli ne costruirà
di più grandi? Non è certo neppure che egli non debba lasciarne
i resti abbattuti al suo erede; presto infatti può essere rapito,
prima ancora che i nuovi granai siano costruiti, secondo i suoi
avidi progetti. Il ricco ha trovato la fine che corrisponde al
suo animo perverso. Ma voi, se mi seguite, aprirete tutte le porte
dei vostri magazzini e baderete che la ricchezza ne esca il più
possibile. Un gran fiume si riversa, in mille canali, sul terreno
fertile: così per mille vie tu fa' giungere la ricchezza nelle
abitazioni dei poveri. Come una fontana dà acqua sempre più pura
se da essa si attinge, mentre l'acqua imputridisce se non la si
usa, così è la ricchezza che giace inutile; ma se si muove e corre,
diventa fruttuosa, utile alla comunità. Che lode a te si innalza
da parte di quelli che soccorri, una lode che tu neppure sospetti!
E che lode avrai dal giusto giudice, di cui non puoi dubitare!
Basilio
il Grande, Omelia contro l'avidità, 4-5
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