Contro
l'usuraio che presta denaro
Il
Signore ci ha dato una chiara disposizione quando disse: A chi
vuole da te un prestito, non voltare le spalle (Mt 5,42). Ma l'avaro,
quando vede un uomo che per il bisogno gli si getta in ginocchio,
lo supplica - e a quale abiezione non si assoggetta con le opere
e con le parole! - non ha pietà di chi soffre senza colpa, non
ne considera la comune natura, non si lascia smuovere dalle preghiere,
ma resta inflessibile e implacabile: non cede alle suppliche,
non si piega alle lacrime, ma persiste nel diniego. Giurando e
augurandosi del male, afferma di non avere assolutamente denaro,
anzi di andare in cerca egli stesso di chi gliene presti, e sforzandosi
di rendere credibile la sua menzogna coi giuramenti, si guadagna
così lo spergiuro, quale funesta aggiunta alla sua disumanità.
Ma non appena colui che chiede il prestito menziona gli interessi
e parla di pegni, allora solleva le ciglia, sorride e forse ricorda
addirittura l'amicizia tra i loro padri, chiamandolo compagno
e amico: "Guarderemo - gli dice - se mai abbiamo da parte un po'
di denaro. In effetti, c'è un deposito di un amico: ce l'ha affidato
a interesse. Egli però ha stabilito un tasso gravoso, ma noi ti
condoneremo certamente qualcosa e te lo daremo a un tasso minore".
Con questa messa in scena, con tali parole blandisce e alletta
il misero, e, dopo averlo legato con un contratto scritto, se
ne va, privandolo, pur nella sua gravosa indigenza, anche della
libertà. Assoggettandosi infatti all'obbligo di interessi che
non è in grado di pagare, ha accettato una schiavitù volontaria
per tutta la vita. Ma dimmi: cerchi danaro e guadagno dal povero?
Se avesse potuto renderti più ricco, avrebbe forse battuto alla
tua porta? È venuto per trovare aiuto, ha trovato un nemico. Ha
cercato un rimedio, ha incappato nel veleno. Sarebbe stato tuo
dovere alleviare la miseria di quell'uomo, e tu invece ne aumenti
l'indigenza, cercando di ricavare tutto il possibile dalla miseria.
Come se un medico, recandosi dagli ammalati, invece di guarirli,
togliesse loro anche quel poco di forza vitale che resta: così
tu fai della sventura dei miseri un'occasione di guadagno. E come
gli agricoltori bramano la pioggia perché si moltiplichino le
sementi, così tu desideri il bisogno e la miseria degli uomini,
perché il denaro ti sia più produttivo. Non sai che rendi tanto
maggiore la massa dei tuoi peccati, quanto più pensi di aumentare
la tua ricchezza per mezzo dell'usura?
Basilio
il Grande, Omelia contro gli usurai, 1
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