Agostino di Ippona

(354-430)

                                                                    



È preferibile la pace alla vittoria

Riflettano i buoni se veramente spetti loro godere della vastità dell'impero. Fu infatti la malvagità di coloro contro cui si è fatto guerra che cooperò alla crescita dell'impero: sarebbe certo ancora piccolo, se la tranquillità e la giustizia dei popoli vicini, evitando ogni offesa, non avesse mai fornito esca alla guerra. In tal modo la situazione politica sarebbe più felice, e tanti piccoli regni godrebbero di concorde vicinato; così ci sarebbero nel mondo molti regni di varie genti, come in una città ci sono molte case di singoli cittadini. Pertanto far guerra e dilatare l'impero assoggettando le genti, è considerato una gioia dai cattivi, dai buoni invece una necessità. Solo perché sarebbe peggio che gli ingiusti dominassero i giusti, si può ammettere che anche questa sia felicità. Ma, senza dubbio, è una felicità maggiore avere dei vicini buoni e concordi, che soggiogare in guerra i vicini cattivi. È un desiderio cattivo desiderare di trovare chi ti odia o chi ti incute timore per poter avere così chi vincere.

Agostino, La città di Dio, 4,15



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