È
preferibile la pace alla vittoria
Riflettano
i buoni se veramente spetti loro godere della vastità dell'impero.
Fu infatti la malvagità di coloro contro cui si è fatto guerra
che cooperò alla crescita dell'impero: sarebbe certo ancora piccolo,
se la tranquillità e la giustizia dei popoli vicini, evitando
ogni offesa, non avesse mai fornito esca alla guerra. In tal modo
la situazione politica sarebbe più felice, e tanti piccoli regni
godrebbero di concorde vicinato; così ci sarebbero nel mondo molti
regni di varie genti, come in una città ci sono molte case di
singoli cittadini. Pertanto far guerra e dilatare l'impero assoggettando
le genti, è considerato una gioia dai cattivi, dai buoni invece
una necessità. Solo perché sarebbe peggio che gli ingiusti dominassero
i giusti, si può ammettere che anche questa sia felicità. Ma,
senza dubbio, è una felicità maggiore avere dei vicini buoni e
concordi, che soggiogare in guerra i vicini cattivi. È un desiderio
cattivo desiderare di trovare chi ti odia o chi ti incute timore
per poter avere così chi vincere.
Agostino,
La città di Dio, 4,15
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