Omelie
1°
Gennaio '80: Messaggio per l'anno Nuovo:
"La
nostra arcidiocesi di San Salvador non può restare al margine,
di fronte a questo grido del popolo, che è voce di Dio
e chiaro insegnamento della Chiesa universale. Per questo sento
il dovere di rivolgere, ancora una volta e a nome vostro, in questo
cordiale messaggio per l'anno nuovo, un caldo invito a tutti quelli
che in quest'ora storica del popolo salvadoregno sono protagonisti
ed artefici della trasformazione in atto.
Agli
uomini del governo e delle forze armate
Voi
avete avuto il coraggio di promettere al popolo una trasformazione
agraria e la nazionalizzazione del commercio estero del caffè
e dello zucchero. Non suscitate, come in altre occasioni, false
speranze in questo popolo che tanto ha sofferto. Realizzate quello
che avete promesso, malgrado le reazioni della minoranza di duemila
latifondisti, padroni del 40% delle terre salvadoregne. Siate
coraggiosi e scon-giurate i tentativi di corruzione e di intimidazione.
Non lasciatevi dividere da interessi meschini, nel momento in
cui il vero interesse del popolo deve rinforzare l'unità.
Più che un diritto dovete sentire l'obbligo di andare avanti,
perché avete il dovere di eliminare davanti al popolo quelle
che il papa ha chiamato le barriere dello sfruttamento.
La trasformazione agraria e gli altri cambiamenti di strut-ture
ingiuste non sono un vostro regalo al popolo, per guadagnarvi
il suo appoggio; si tratta piuttosto di appoggiare una conquista
che il popolo sta realizzando col sangue sparso nelle sue giuste
lotte rivendicative e, soprattutto, col suo lavoro mal pagato.
Non è perciò un dono gratuito, ma uno stimolo all'azione
e un invito a partecipare alla realizzazione della giustizia.
Non dovete neppure orientare questi sforzi verso uno sbocco del
modello economico capitalista che, di fatto, con-tinui a concentrare
in poche mani di industriali, di commercianti o di banchieri le
ricchezze. Si tratta di una ripar-tizione del bene di tutti. Né
si devono cercare nuove forme di dipendenza del contadino nei
confronti dello stato, ma di ridare allo stato il suo vero ruolo
di servitore del popolo. Le trasformazioni sociali non devono
soltanto ricercare una giusta distribuzione dei frutti della terra,
ma anche facilitare a tutti l'accesso alle risorse sociali: medici,
ospe-dali, elettricità, acqua ecc. Voi avete nelle vostre
mani, in quest'ora storica della provvidenza divina, la responsabilità
di realizzare nel Sal-vador il grandioso ideale umano del concilio:
la promozione di tutti gli uomini e di tutto l'uomo".
27
gennaio '80
Durante
l'omelia denuncia il massacro degli scioperanti pacifici di cinque
giorni prima:
"1.
Di fronte a questi fatti così dolorosi e di fronte agli
altri tragici fatti di questa settimana macchiata da tanta violenza
- alcuni dei quali li ho appena citati - desidero anzitutto rivolgermi
a tutti, senza eccezione, a i parenti delle vittime e ai feriti
o picchiati, per dire loro la parola di speranza del Vangelo e
la solidarietà pastorale e la pre-ghiera della nostra Chiesa.
2.
Come pastore e come cittadino salvadoregno, mi fa soffrire profondamente
che si continui a massacrare il set-tore organizzato del nostro
popolo solo per il fatto di mani-festare ordinatamente, per la
strada, chiedendo giustizia e libertà. Sono certo che tanto
sangue sparso e tanta soffe-renza causata ai parenti di tante
vittime non saranno vani.
E' sangue e dolore che irrigheranno e feconderanno nuovi e sempre
più numerosi salvadoregni che prenderanno co-scienza della
loro responsabilità nel costruire una società più
giusta ed umana e che porterà il frutto delle riforme strutturali
coraggiose, urgenti e radicali di cui la nostra patria ha bisogno.
Il grido di liberazione di questo popolo, è clamore che
sale fino a Dio e che ormai niente e nessuno potrà fermare.
Coloro che cadono nella lotta - sempre che sia con amore sincero
verso il popolo e alla ricerca di una vera liberazione - dobbiamo
sempre considerarli presenti fra di noi. Non solo perché
continuano nel ricordo di quelli che proseguono la loro lotta,
ma anche perché la trascendenza della nostra fede ci insegna
che con la distruzione del corpo non finisce la vita umana...
ma, dopo la morte, atten-diamo, per la misericordia divina, il
raggiungimento per gli uomini della liberazione piena ed assoluta.
Le liberazioni temporali saranno sempre imperfette e transitorie,
e sono valide, e varrà la pena lottare per esse, solo in
quanto sono un riflesso, sulla terra, della giustizia del regno
di Dio.
3.
Mi sembra anche sproporzionato, e perciò ingiusto, l'aver
tenuto all'oscuro, per tanto tempo, il popolo su quello che succedeva,
imponendo il monopolio dell'informazione radiofonica.
Finora la stampa e la televisione, generalmente, hanno diffuso
solo la versione ufficiale e altre versioni che, in forma interessata,
nascondono la partecipazione della destra e quella dei corpi di
sicurezza e cercano di dare l'impres-sione che i colpevoli di
tanti morti e feriti siano stati i manifestanti armati. Dinanzi
al saldo orrendo di sangue e di violenza di que-sta settimana,
voglio rivolgere, a nome del Vangelo, un nuovo invito a tutti
i settori salvadoregni, perché abban-donino le strade della
violenza e cerchino con maggior impe-gno soluzioni ragionevoli
di dialogo, sempre possibili, al-meno finché gli uomini
non rinunciano alla propria razio-nalità e alla buona volontà.
Si è visto, ancora una volta, che la violenza non costruisce;
soprattutto la violenza di una destra recalcitrante che strumentalizza
la violenza re-pressiva delle forze armate per violare, a proprio
favore, i sacri diritti umani dell'espressione e dell'organizzazione
che il popolo ormai sa difendere.
A questa violenza intransigente della destra, torno a ripetere
il severo ammonimento della Chiesa che la fa col-pevole della
collera e della disperazione del popolo. Essi sono il vero germe,
il vero pericolo del comunismo che denunciano ipocritamente. Alla
violenza delle forze armate devo ricordare il dovere di essere
al servizio del popolo e non dei privilegi di pochi. Vorremmo
vedere reprimere con la stessa furia la sovver-sione di destra
che è più criminale di quella di sinistra e che
potrebbe essere meglio controllata dalle forze di sicurezza".
23
Marzo 1980
"Vorrei
rivolgere un invito particolare agli uomini dell'eser-cito e,
in concreto, alle basi della guardia nazionale, della polizia,
delle caserme.
Fratelli, appartenete al nostro stesso popolo, uccidete i vostri
fratelli contadini e davanti ad un ordine di uccidere che viene
da un uomo deve prevalere la legge di Dio che dice: NON UCCIDERE...
Nessun soldato è obbligato ad obbe-dire a un ordine che
sia contro la legge di Dio... Una legge immorale nessuno deve
adempierla...
E' ora, ormai, che recuperiate la vostra coscienza e obbediate
anzitutto ad essa, piuttosto che all'ordine del peccato... La
Chiesa, che difende i diritti di Dio, della legge di Dio, della
dignità umana, della persona, non può rimanere in
silenzio di fronte a così grande abominazione. Vogliamo
che il governo si renda conto sul serio che non servono a niente
le riforme se sono macchiate con tanto sangue... In nome di Dio,
dunque, e in nome di questo popolo sofferente i cui lamenti salgono
al cielo sempre più tumultuosi, vi supplico, vi prego,
vi ordino in nome di Dio: Basta con la repressione!...".
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Carteggi
A
Pedro Casaldáliga
S.
Salvador, 24 marzo 1980
Ecc.mo
Sig. Vescovo
Mons. Pedro
Casaldaliga
Sao Felix - Brasile
Caro
fratello nellepiscopato,
Con
profondo affetto la ringrazio del suo fraterno messaggio per lafflizione
causataci dalla distruzione della nostra emittente. La sua calorosa
adesione incoraggia notevolmente la fedeltà alla nostra
missione di continuare ad essere espressione delle speranze e
delle angosce dei poveri, felici di correre come Gesù rischi,
a motivo della nostra identificazione con le cause giuste di coloro
che sono stati privati di tutto. Alla luce della fede, mi senta
strettamente unito nellaffetto, nella preghiera, e nella
vittoria della risurrezione.
Oscar
A. Romero. Arcivescovo
19
aprile 1980
Ecc.mo
Sig. Vescovo
Mons. Pedro Casaldaliga
Sao Felix - Brasile
Gent.
Sig. Vescovo:
Ci
permettiamo allegarle qui una lettera che ha lasciato scritta
il nostro amato Mons. Romero lo stesso giorno del suo assassinio,
e che quella sera avrebbe dovuto firmare. Ringraziandola per la
solidarietà cristiana che lei ha manifestato a lui e alla
nostra Chiesa, vi chiediamo di poter contare sempre sulle vostre
preghiere per poter continuare lopera che il Signore, la
Chiesa, e che seguendo questi criteri Mons. Romero ha realizzato.
Con gratitudine, la saluta
Mons.
Arturo Rivera Damas
Amministratore Apostolico
Al
presidente degli USA, Carter
Signor
Presidente,
in
questi ultimi giorni è apparsa sulla stampa nazionale una
notizia che mi ha vivamente preoccupato. Si dice che il suo governo
stia studiando la possibilità di appoggiare ed aiutare
economicamente e militarmente la Giunta di Governo.
Dal
momento che lei è cristiano ed ha manifestato di voler
difendere i diritti umani oso esporle il mio punto di vista pastorale
su questa notizia e rivolgerle una petizione concreta.
Mi
preoccupa fortemente la notizia che il governo degli Stati Uniti
stia studiando la maniera per favorire la corsa agli armamenti
di El Salvador inviandogli equipaggiamenti militari e mezzi (addestrare
tre battaglioni). Nel caso questa notizia giornalistica corrispondesse
a realtà, il contributo del suo Governo invece di favorire
una maggior giustizia e pace in El Salvador acuttizzerebbe senza
dubbio l'ingiustizia e la repressione contro il popolo organizzato,
che da lungo tempo lotta perché vengano rispettati i suoi
diritti umani fondamentali.
L'attuale
Giunta di Governo, e soprattutto le Forza Armate ed i corpi di
sicurezza, disgraziatamente non hanno dimostrato la capacità
di risolvere, nella pratica politica, i gravi problemi nazionali.
In generale sono ricorsi alla violenza repressiva provocando un
numero di morti e di feriti molto maggiore di quello dei regimi
militari precedenti, la cui sistematica violazione dei diritti
dell'uomo venne denunciata dalla stessa Commissione Interamericana
dei Diritti dell' Uomo.
La
forza brutale con cui i corpi di sicurezza hanno recentemente
allontanato ed assassinato gli occupanti della sede della Democrazia
Cristiana, nonostante che la Giunta di Governo ed il Partito non
avessero autorizzato l' operazione, evidenzia che la Giunta e
la Democrazia Cristiana non governano il paese ma che il potere
politico è nelle mani di militari senza scrupoli che sanno
solo reprimere il popolo e favorire gli interessi dell'oligarchia
salvadoregna .
Se
è vero che nel novembre scorso "un gruppo di sei americani
distribuì in El Salvador duecentomila dollari in maschere
a gas e giubbotti antiproiettile e ne insegno' l' uso durante
le manifestazioni",lei si renderà conto che da allora
i corpi di sicurezza , dotati di più efficace protezione
personale, hanno represso con violenza ancora maggiore la popolazione
utilizzando armi mortali.
Perciò,
dal momento che, come salvadoregno ed Arcivescovo dell'Archidiocesi
di San Salvador, ho l'obbligo di vegliare perché regnino
la fede e la giustizia nel mio Paese, le chiedo, se veramente
vuole difendere i diritti dell'uomo, di:
oimpedire che venga fornito questo aiuto militare al Governo salvadoregno;
ogarantire che il suo governo non interverrà direttamente
o indirettamente con pressioni militari, economiche e diplomatiche,
nella determinazione del destino del popolo salvadoregno.
Stiamo
vivendo nel nostro paese momenti di gravi crisi economica, ma
è indubbio che ogni giorno più il popolo si organizza
e si rende conto di essere responsabile del futuro del El Salvador
e l'unico in grado di superare la crisi.
Sarebbe
ingiusto e deplorevole che per l'intromissione di potenze straniere
il popolo salvadoregno venisse frustrato e represso e le venisse
impedito di decidere quale autonomia di tracciato economico e
politico che deve seguire.
Significarebbe
violare il diritto che il vescovi latino-americano riuniti a Puebla
hanno riconosciuto pubblicamente: "La legittima autodeterminazioni
dei nostri popoli permette loro di organizzarsi secondo il propio
carattere e scegliere il cammino della propia storia, cooperando
al nuovo ordine internazionale" (Puebla 505).
Spero che i suoi sentimenti religiosi e la sua sensibilità
nella difesa dei diritti dell' uomo la muovano ad accettare la
mia petizione, evitando ulteriori spargimenti di sangue in questo
paese che soffre tanto.
17 Febbraio 1980
Oscar
A. Romero, Arcivescovo
(da
"OSCAR ROMERO: "Il mio Sangue per la libertà
del Salvador" L'altra Metà del Mondo; Eurostudio.)
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