di
Emma Nuri Pavoni
Mentre
i potenti continuano il dibattito sui benefici che la globalizzazione
può portare alle popolazioni povere del mondo, la cruda realtà
è che i diseguali guadagni e opportunità tra i paesi e all'interno
degli stessi hanno portato all'aumento delle persone senza una
casa adeguata e sicura. I diritti umani che possiedono le persone
e le comunità alla casa, all'acqua e alla salute - tutti garantiti
dal diritto internazionale e dagli impegni di sviluppo assunti
nei vertici mondiali delle Nazioni Unite - continuano ad erodersi
di pari passo con la crescita del processo di privatizzazione.
Si calcola che 600 milioni di abitanti delle città e più di 1.000
milioni residenti in zone rurali vivono oggi in case superpopolate
e di cattiva qualità, senza acqua, insalubri. Più di 1.200 milioni
di persone mancano di accesso all'acqua potabile e 2.400 milioni
non hanno servizi igienici adeguati. Questa grave situazione mette
in pericolo la vita e la salute. Le politiche di globalizzazione
hanno accelerato le tendenze di privatizzazione dei beni primari
come l'acqua, generando così la violazione dei diritti dei poveri.
DIRITTO
AD UNA CASA DIGNITOSA
"Ogni donna, uomo, giovane, bambina e bambino ha il diritto ad
una casa sicura e ad una comunità nella quale vivere in pace e
dignità". Questo diritto umano ha ricevuto il riconoscimento internazionale
ed è fermamente ribadito in numerosi trattati. Gli stati ratificando
tutto ciò hanno volontariamente accettato l'obbligo di realizzare
progressivamente il diritto all'alimentazione, salute, casa adeguata
e altri diritti essenziali per il benessere dei cittadini. Ma
la globalizzazione ed il progresso di crescente integrazione economica
hanno limitato la capacità di molti stati ad offrire risorse sufficienti
a soddisfare questi diritti. Sono molti i fattori economici che
determinano la possibilità per questi stati ad avere fondi sufficienti
per i costi sociali, tra cui: - benefici piccoli o inesistenti
prodotti dalla liberalizzazione commerciale nei paesi in via di
sviluppo. - La dispersione finanziaria dovuta alla deregolarizzazione
dei movimenti di capitali insieme alla crescita dei tassi d'interesse
che colpiscono l'accesso al credito e alle ipoteche. - La crescente
speculazione sulla terra come conseguenza di una maggiore concorrenza
per i siti migliori nelle città globalizzate, che scaccia gli
abitanti con redditi bassi verso le periferie degradate e prive
di servizi. - Il forte peso del debito estero. - Le limitazioni
fiscali e le misure di austerità imposte dal FMI e dalla Banca
Mondiale che sono disegnate principalmente per ridurre il costo
pubblico e inevitabilmente conducono alla diminuzione di risorse
per i settori sociali. - Il processo di riforme del settore pubblico,
specialmente mediante la decentralizzazione e la privatizzazione.
La concorrenza tra le città per attrarre capitali ed imprese che
producono impieghi e fonte di guadagno conducono a grandi disuguaglianze
tra queste, con conseguenti differenze a livello di servizi essenziali
a disposizione dei cittadini. La dipendenza dal mercato nel settore
delle case causa una mancanza di cura o meglio un abbandono delle
classi povere. Il continuo deterioramento delle condizioni di
vita della maggioranza dei poveri nel mondo evidenzia come una
globalizzazione senza controllo non possa soddisfare i diritti
economici, sociali e culturali, tra cui una casa degna.
DIRITTO
ALL'ACQUA ED AI SERVIZI IGIENICI
L'acqua è essenziale per la vita umana e per la vita del pianeta.
Le risorse di acqua dolce appartengono alla collettività umana
mondiale, e non sono mercanzia che può essere acquistata, venduta
o commercializzata a fini di lucro. L'accesso all'acqua potabile
è uno dei propositi principali degli Obiettivi dello Sviluppo
per il Millennio (OMD) dell'ONU che deve essere raggiunto per
il 2015, ed è strettamente legato al raggiungimento di altri obiettivi
come la salute, l'alimentazione e la casa. Un diritto al quale
viene spesso prestata poca attenzione e quello dell'accesso a
servizi igieni adeguati, sebbene si calcoli che circa 2.400 milioni
di persone nel mondo ne siano prive, più del doppio della numero
di persone che non dispongono di acqua potabile. Questo diritto
è una componente importante della casa ed è collegato al diritto
alla vita e alla salute e persino alla sicurezza e all'educazione.
La globalizzazione ha portato in molti paesi, come una sua conseguenza,
la privatizzazione di servizi, che è una delle maggiori minacce
per l'accesso universale all'acqua potabile e ai servizi fognari.
Un bene sociale si è trasformato così in una mercanzia economica,
nonostante molti economisti e politici sostengano che le risorse
possano essere amministrate e consumate efficacemente secondo
i principi competitivi del mercato, esistono molte ragioni per
opporsi alla privatizzazione. La privatizzazione conduce al rialzo
dei prezzi. I governi indebitati e bisognosi di denaro, soggetti
alle politiche del FMI e della Banca Mondiale sono costretti ad
alzare le tariffe per i consumatori e attrarre l'investimento
del settore privato nei servizi. La Banca Mondiale e le Banche
Regionali di Sviluppo sono solite preparare contratti che includano
garanzie di lucro alle imprese, favorendo la vendita dei settori
più redditizi; lasciando al pubblico quelli più deficitari come:
le infrastrutture, il trattamento delle acque usate, l'approvvigionamento
dell'acqua negli insediamenti precari e nelle zone rurali. La
privatizzazione provoca anche perdita d'impiego, i licenziamenti
in massa sono comuni quando le imprese vogliono minimizzare i
costi e massimizzare i guadagni. Come conseguenza i servizi e
la qualità dell'acqua sono in pericolo per la mancanza di personale,
così i licenziamenti hanno un doppio effetto negativo, dato che
pregiudicano i consumatori ed i lavoratori. Nei paesi in via di
sviluppo, trovare acqua sicura ed a basso costo è una lotta quotidiana
per la maggior parte dei poveri, molti finiscono per pagarla fino
a venti volte di più dei ricchi, questo implica che i poveri debbano
usarne meno o addirittura rinunciarvi esponendosi a gravi rischi
di ordine sanitario. La privatizzazione riduce la responsabilità
ed il controllo locale. Spesso i governi giungono ad accordi di
lunga durata con le compagnie dell'acqua, concedendo loro diritti
esclusivi di distribuzione, per i quali abilitano il monopolio.
Le grandi imprese transnazionali si sentono responsabili di fronte
ai propri azionisti, non di fronte ai cittadini dei paesi dove
operano. Le negoziazioni e i dettagli contrattuali avvengono al
di la di porte chiuse, ciò favorisce la corruzione, mentre i cittadini
comuni, che sono i diretti interessati, restano fuori da ogni
decisione e disinformati. Inoltre le imprese pretendo garanzie
giuridiche ed elevati indennizzi in caso di cancellazione di contratti
rendendo proibitiva questa possibilità.
DIRITTO
ALLA SALUTE
Gravi conseguenze ha la privatizzazione dei servizi sanitari di
base e non solo sui governi a basso reddito e sulle popolazioni
più povere. L'alto costo dei farmaci e dell'assistenza ospedaliera
conduce inevitabilmente all'esclusione sociale, così che si può
ritenere "vero malato" solo colui che ha la possibilità di pagare.
Nel rapporto annuale Social Watch 2003, gli Stati Uniti riassumo
la tendenza internazionale in ciò che gli economisti chiamano
"raccolta delle ciliegie o separazione della crema". Nella misura
in cui aumenta il numero ufficiale dei poveri, gli stati ricevono
maggiori responsabilità ma meno contributi per la loro assistenza
di base. L'intento di privatizzare i servizi pubblici orientati
ad aiutare le classi sociali meno abbienti è limitato per la mancanza
d'interesse del settore privato: questi servizi non sono sufficientemente
remunerativi. Negli ultimi 20 anni si è prodotta l'erosione dell'impiego
nel settore pubblico man mano che i governi federali, statali
e municipali offrivano ai privati le opportunità d'investimento
nei servizi più convenienti, come il trasporto verso e da i sobborghi,
lasciando al settore pubblico quelli con minor guadagno. Numerose
ricerche hanno analizzato l'impatto della privatizzazione sui
gruppi più vulnerabili come quello delle donne. Scomparendo la
responsabilità dello stato nel sostentamento dei servizi pubblici,
le donne devono duplicare o triplicare la giornata di lavoro,
per portare a termine un maggior carico di lavoro in casa, nel
lavoro volontario offerto alle proprie comunità e nelle attività
retribuite, a danno delle proprie condizioni di salute, qualità
di vita e tempo libero. Inoltre, nei paesi dove l'assistenza sanitaria
pubblica non è garantita, hanno un forte impatto sociale le assicurazioni
private. Ad esempio, in Cile, dove l'assicurazione medica è soggetta
a prezzi commerciali, i premi assicurativi per le donne in età
da concepimento superano tre o quattro volte quelli per gli uomini
della stessa età. La logica dei prezzi di mercato, castiga quindi
la vita riproduttiva delle donne. Lo stesso avviene in Colombia
dove non solo i prezzi elevati riducono significativamente il
numero delle persone assicurate, ma discriminano le donne, che
pur rappresentando la maggioranza della popolazione, rappresentano
solo il 39% degli assicurati. I guadagni portati dalla privatizzazione
e la poca attenzione prestata ai rischi che comporta, chiudono
le porte ad ogni possibilità di finanziamento pubblico ignorandone
completamente i vantaggi. Infatti, molti servizi pubblici adeguatamente
finanziati funzionano bene, anche nei paesi più poveri, così come
la maggiore trasparenza e la partecipazione dei cittadini possono
far crescere la responsabilità nelle pubbliche istituzioni. La
decisione di privatizzare senza porsi domande e la fiducia incondizionata
nei processi e nei risultati dell'economia di mercato stanno causando
gravi sofferenze ai gruppi sociali più deboli, proprio coloro
che i governi e le grandi istituzioni internazionali dovrebbero
proteggere.
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