Un altro mondo è possibile

                                                                    



di Emma Nuri Pavoni

Sotto lo slogan "Un altro Mondo è possibile" dal 23 al 28 gennaio si è celebrato a Porto Alegre (Brasile) il terzo Foro Sociale Mondiale. Si tratta di uno spazio internazionale di incontro per la riflessione, il dibattito democratico di idee e la ricerca e costruzione di alternative da parte di coloro che nel mondo si oppongono alla globalizzazione neoliberale, al dominio del capitale e a tutte le forme d'imperialismo. Il suo proclama di "Un altro Mondo è Possibile" lo segnala come un processo permanente di ricerca e costruzione di alternative di carattere mondiale, le cui proposte si contrappongono alla globalizzazione neoliberale diretta dalle grandi transanazionali e dai governi e istituzioni asserviti ai loro interessi. Riunisce ed articola entità e movimenti della società civile di numerosi paesi. Il primo Foro Sociale Mondiale (FSM) ebbe luogo a Porto Alegre, capitale dello stato brasiliano di Rio Grande del Sud, nel gennaio del 2001, organizzato da un comitato di realtà di questo paese sudamericano. Il suo obiettivo era contrapporsi al Foro Economico Mondiale di Davos, che dal 1971 ha svolto un ruolo strategico nella formulazione delle politiche neoliberali nel mondo, organizzato dalle grandi transnazionali e al quale prendono parte i leaders delle nazioni più sviluppate economicamente. Il Foro Sociale Mondiale 2001 contò la partecipazione di circa 20.000 persone di 117 paesi, l'intervento di 104 conferenzieri e la programmazione di centinaia di laboratori. Un comitato internazionale del Foro, composto da realtà e reti tematiche, si costituì allora come asse operativo e politico per la definizione dell'indirizzo strategico del Foro Sociale Mondiale, della sua mobilitazione e del carattere organizzativo. In questa sede fu stabilita la cadenza annuale dell'evento, quale alternativa al Foro di Davos. L'anno seguente, più di 12.000 delegati di 123 nazioni e 4909 organizzazioni di 87 paesi confermarono la sua vocazione e validità internazionale. In questa occasione più di 50.000 persone parteciparono a 27 conferenze, a 96 seminari e a 622 laboratori, tra le altre iniziative. Il Foro Sociale Mondiale non si esaurisce a Porto Alegre, ma prolunga le sue attività nei Fori Sociali Regionali, che fanno parte dell'obiettivo di internazionalizzazione del Foro stesso e si realizzano in ambito regionale. A loro volta i Fori Sociali tematici cercano di approfondire i temi considerati prioritari nella congiuntura mondiale da parte del Comitato Organizzatore Internazionale. Espressione del movimento furono le mobilitazioni internazionali durante il vertice dell'Unione Europea a Barcellona, il vertice di Monterrey, l'Assemblea della Banca Mondiale a Washington, la riunione del gruppo dei sette più la Russia in Canada; le marce contro la guerra e la globalizzazione neoliberale in Europa, la giornata di lotta contro l'ALCA in Ecuador e la partecipazione alla riunione emisferica dell'Avana sullo stesso tema, tra altre attività sviluppate in diverse latitudini del pianeta. Il fatto stesso che una città latinoamericana accolga fino a tre edizioni del Foro Sociale Mondiale è un riconoscimento dell'avanzamento delle idee progressiste in quella regione. In questa terza edizione il comitato organizzatore ha stabilito cinque aree tematiche principali: sviluppo democratico e sostenibile; principi e valori, diritti umani, diversità e uguaglianze; mezzi di comunicazione, cultura e contro egemonia; potere politico, società civile e democratica; ordine mondiale democratico contro la militarizzazione e la promozione della pace. Anche i giorni che hanno preceduto il FSM 2003 sono stati pieni di eventi importanti, tra questi il Foro Mondiale dell'Educazione, l'Assemblea Mondiale dei Contadini, il Foro Mondiale dei Giudici, delle Autorità Locali, dei Parlamentari, il Foro Mondiale Sociale, relativo ai problemi dell'infanzia. Un chiaro messaggio contro la globalizzazione, il neoliberismo e l'Area di Libero Commercio delle Americhe, è scaturito da contadini, studenti, intellettuali, operai e osservatori raggruppati in decine di organizzazioni e partiti di sinistra, come di altre tendenze che hanno esaminato le scelte di lotta di fronte agli attuali mali del pianeta. La crescente povertà, la fame e molti altri mali sociali esistenti nella maggior parte delle nazioni, furono considerati dai quasi 100.000 partecipanti come conseguenza diretta dell'esaltazione del mercato e delle smisurate appetenze delle transanazionali e delle nazioni più ricche del mondo. Qualcosa di distintivo di questa edizione dell'evento, divenuto il maggiore spazio di espressione delle attuali inquietudini nel mondo, fu l'opposizione compatta all'iniziativa che sotto la denominazione di ALCA, pretende d'imporre l'egemonia Nord Americana alle nazioni Latinoamericane, e la guerra che gli Stati Uniti stanno preparando contro l'Iraq. Nell'opinione unanime dei partecipanti, come di numerosi mezzi di comunicazione, dal terzo FSM si elevò un grido contro la militarizzazione, le minacce belliche Nord Americane, la globalizzazione, la fame, il debito estero, l'ALCA e, tra gli altri mali, il deterioramento dell'ambiente. L'organizzazione di proteste simultanee a favore della pace, come quelle avvenute il 15 settembre in moltissime importanti città del mondo; manifestazioni contro la globalizzazione neoliberale che si realizzeranno a giugno in Francia in coincidenza con la riunione dei rappresentanti del Gruppo degli Otto e a settembre a Cancun (Messico), durante il Vertice Mondiale del Commercio, costituirono importanti accordi al Foro Il linguista Noam Chomsky, durante la sua partecipazione al Foro, disse che l'opposizione alla guerra tra gli USA e l'Iraq è enorme in tutto il mondo e che deve continuare così, "perché quanto maggiore sarà l'opposizione, tanto prima annienteremo gli interessi dei pochi che desiderano un conflitto". Chomsky rilasciò questa dichiarazione in una conferenza stampa, commentando il rischio della guerra tra gli USA e Iraq. Secondo il linguista, l'opposizione è importante perché la popolazione, in generale, è esclusa dalle grandi decisioni. Nel sottolineare l'importanza dei movimenti sociali, Chomsky affermò che il movimento dei senza terra è uno dei maggiori successi esistenti al mondo. Sottolineò inoltre che il Foro Sociale Mondiale sta ottenendo una visibilità sempre maggiore; secondo lo studioso, lo scorso anno il contenuto del Foro fu poco divulgato; al contrario, nel Foro di Davos, gli organizzatori erano ottimisti e soddisfatti. Quest'anno la situazione è diversa: "in Davos si vede un'atmosfera pesante, dove cresce l'incertezza. Mentre a Porto Alegre esiste un clima di esuberanza, allegria e speranza". Concluse Chomsky. Nella conferenza stampa conclusiva del Foro, presso la Pontificia Università Cattolica, il comitato organizzatore, attraverso il suo portavoce Candido Grzybowski dell'Istituto Brasiliano di Analisi Sociali ed Economiche (una delle otto ONG che hanno fatto parte del comitato), ha affermato: "dobbiamo festeggiare. Il Foro sta crescendo", inoltre ha aggiunto: "il Foro non ha una dichiarazione finale. Il Foro è uno spazio di discussione di varie idee. Non è una proposta unica. La dichiarazione finale è la somma della nostra diversità di produzione, creiamo una stazione del pensare, ed è forse questa la migliore definizione del Foro Sociale Mondiale".

Allegato

Un richiamo di giustizia da un operaio presidente Il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, ha dichiarato, davanti ai 100.000 partecipanti al Foro Sociale di Porto Alegre, che mai abbandonerà i suoi ideali di sinistra e i suoi impegni sociali, e che li esporrà al Foro Economico Mondiale a Davos, per far vedere ai politici, e dirigenti di grandi imprese che un altro ordine economico mondiale è possibile. Lula, acclamato dai partecipanti al Foro Sociale, disse, in un sentito discorso, che in un primo momento pensò di non aver nulla da fare a Davos "però poi ho capito che presiedo un paese con 45 milioni di persone che non hanno da mangiare ogni giorno e che non capita ogni giorno che un operaio vada al potere in un paese come il Brasile". Ammise che "a molti di quelli che stanno a Davos non piacerà, ma andrò a dire che è impossibile un ordine economico in cui pochi mangiano cinque volte al giorno e molti passano cinque giorni senza mangiare. Dirò che è possibile un nuovo ordine economico con una distribuzione più giusta della ricchezza" Costantemente acclamato dalla moltitudine, Lula disse che in Davos ripeterà che "il mondo non ha bisogno di guerre e milioni di dollari destinati alle armi dovrebbero essere destinati al pane, al riso e ai fagioli per uccidere la fame". Contemporaneamente, 500 deputati della sinistra di tutto il mondo, riuniti nel FSM, hanno emesso un comunicato chiamando ad "evitare la guerra in Iraq". Una Rete Parlamentare Internazionale, appositamente istituita, si mobiliterà immediatamente "tanto sul piano legislativo come nella coordinazione con i movimenti sociali". La risoluzione invita i parlamentari dei paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell'ONU ad "esigere" dai rispettivi governi che si oppongano fermamente alla guerra ricorrendo al loro diritto di veto. Lula da Silva giunse a Porto Alegre al mattino e nel pomeriggio si incontrò con l'ex-presidente e leader socialista portoghese Mario Soares. Il veterano Soares commentò che Lula "è la prova reale che si può avere partecipazione sociale in un governo". Con Lula da Silva, i partecipanti al foro di questo anno si propongono di passare dalle analisi e dalle denuncie alle proposte concrete. "Ora la sfida è quella di passare dalla discussione alla proposta" disse il sociologo brasiliano Candido Grzybowski, membro del comitato organizzatore. Da parte sua il cileno Juan Somavia, direttore generale della Organizzazione Internazionale del Lavoro, segnalava che il modello economico imperante "si disinteressa dei posti di lavoro, ma punta sulla ricchezza delle imprese". In un'altra sessione, intellettuali come Armand Mattelart e Bernard Cassel denunciarono il trattamento che i mezzi di comunicazione degli USA danno alla crisi dell'Iraq, banalizzando il messaggio bellicista. Anche il caso del Venezuela fu oggetto di questo seminario, in cui Mattelart stabilì un parallelismo con la situazione previa al colpo di stato contro Salvador Allende in Cile e indicò che i media venezuelani tradirono la loro funzione per finire "al servizio d'interessi economici e politici".



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