di
Emma Nuri Pavoni
"La
FAO ritiene che la fame sia allo stesso tempo causa ed effetto
della povertà. Poiché le persone che soffrono la fame hanno meno
condizioni per migliorare la loro vita, soffrire la fame li mantiene
nella povertà. Eliminare la fame è la chiave dello sviluppo. Questo
significa misure dirette, come programmi di alimentazione e altri
di aiuti alimentari, per ridurre la fame. Ma significa anche più
sviluppo per le zone rurali, giacché lì vivono i tre quarti delle
persone povere e con fame del mondo". Questo è il messaggio che
la FAO e gli altri organismi delle Nazioni Unite con sede a Roma
- il Programma Mondiale di Alimentazione (PMA) e il Fondo Internazionale
di Sviluppo Agricolo (FIDA) - hanno portato alla Conferenza Internazionale
sul Finanziamento per lo Sviluppo svoltasi a Monterrey, Messico,
dal 18 al 23 Marzo. Il vertice aveva lo scopo di esaminare le
principali questioni finanziarie e i temi connessi relazionati
con lo sviluppo mondiale. Una caratteristica senza precedenti
di questa Conferenza fu la partecipazione attiva della Banca Mondiale,
del Fondo Monetario Internazionale e dell'Organizzazione Mondiale
del Commercio (WTO), cosi come dei rappresentanti della società
civile e del settore imprenditoriale. L'obiettivo del summit era
quello di rilanciare il progetto di riduzione drastica del numero
delle persone - oltre un miliardo - che sul pianeta soffrono la
fame, hanno un livello di istruzione inaccettabile e vivono in
condizioni sanitarie disastrose. D'importanza rilevante è che
la Conferenza di Monterrey sia stata la prima sul tema della lotta
contro la povertà tenutasi dopo gli attentati terroristici dell'11
settembre scorso, per cui molti dei partecipanti hanno sottolineato
come il terrorismo si nutra soprattutto dell'enorme solco che
separa i ricchi dai poveri. Ha scritto Jacques Diouf, direttore
generale della FAO: "Non ci saranno una pace solida e duratura,
né uno sviluppo sostenibile se il mondo non affronterà in modo
fermo e deciso, dandole la massima priorità, la lotta contro la
fame, che è la manifestazione più cruda della povertà". Kofi Annam,
segretario generale delle Nazioni Unite, è riuscito a portare
a Monterrey una cinquantina tra capi di stato e di governo, tra
cui il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush e il leader
cubano, Fidel Castro. "Viviamo tutti nello stesso mondo e nessuno
può sentirsi al sicuro se qualcun altro vive in povertà e miseria"
ha detto Annan rivolgendo un appello ai paesi donatori per raddoppiare
gli sforzi, mettendo da parte lo scetticismo: "Alcuni donatori
potrebbero essere restii ad impegnarsi perché non sono certi che
gli aiuti funzionano. A loro dico: guardate i dati, vi sono prove
in abbondanza che gli aiuti funzionano, eccome… Gli aiuti portano
miglioramenti spettacolari nell'alfabetizzazione e un declino
nella mortalità infantile, quando sono veicolati verso paesi guidati
da leader illuminati e da istituzioni efficienti". A Monterrey
quindi i riflettori si sono puntati sui paesi ricchi e, purtroppo,
anche sulle divisioni riemerse, in particolare tra Stati Uniti
e Unione Europea. Il governo di Washington, con un contributo
annuale di 10 miliardi di dollari, è accusato di essere il meno
generoso del mondo. E' infatti al ventiduesimo posto nella classifica
dei donatori ed è criticato perché i suoi investimenti si concentrano
sull'America Latina e l'Asia, che costituiscono le sue aree di
maggiore interesse. La politica preannunciata dagli USA è che
i loro aiuti andranno solo a paesi democratici ed efficienti,
con preferenza per investimenti privati rispetto a quelli pubblici:
ciò ha suscitato le riserve dell'Unione Europea perché tale scelta
punirebbe milioni di persone governate da regimi autoritari e
corrotti, dei quali sono le prime vittime. Nei giorni del vertice
molti sono stati gli interventi dei rappresentanti delle istituzioni
internazionali e dei governi. Mons. Renato Martino, capo della
delegazione Vaticana, ha lamentato che: "Troppe famiglie non possono
concedersi il lusso di partecipare allo sviluppo… per cui la famiglia
delle Nazioni non può far passare ancora un giorno senza rendere
misurabile il progresso verso lo sradicamento della povertà…Troppe
persone sono costrette a emigrare, troppe continuano ad essere
schiacciate dalla povertà assoluta e vivono in paesi in cui il
peso del debito rende impossibile realizzare servizi e garanzie
sociali". "In tale prospettiva - ha aggiunto - i finanziamento
per lo sviluppo devono interessare ogni aspetto della vita, l'individuo,
la famiglia, la comunità e il mondo… ogni sforzo per lo sviluppo
deve analizzare le ramificazioni morali dell'attività economica
e il suo finanziamento alla luce complessiva della persona umana:
è un imperativo morale il fatto che la dignità umana deve essere
il valore centrale per finanziare lo sviluppo". Il presidente
dell'Organizzazione mondiale per il Commercio (Wto), Michael Moore,
ha affermato che "la povertà in tutte le sue forme è la più grande
minaccia alla pace, alla sicurezza, alla democrazia, ai diritti
umani, all'ambiente. E' una bomba a orologeria piazzata al cuore
della libertà". Sia Moore sia il direttore generale del Fondo
Monetario Internazionale, Horst Koehler, così come il presidente
della Banca Mondiale, James Wolfensohn hanno sottolineato che
i Paesi ricchi devono assolutamente allentare le barriere commerciali
e allo stesso tempo incrementare gli aiuti. Per il presidente
nigeriano, Olsegun Obasanjo: "La maggior parte dell'umanità non
può essere ignorata…non è concepibile la sicurezza nazionale senza
la sicurezza umana. Combattere efficacemente il terrorismo, che
è diventato un compito globale così primario, alla fine si rivelerà
impossibile se non si combatte la povertà". Più radicale l'intervento
del presidente cubano Fidel Castro. ''L'attuale sistema economico
mondiale si basa sul saccheggio e sullo sfruttamento…L'economia
mondiale è nel caos'', ha detto Castro, secondo il quale ''per
ogni dollaro speso nel commercio mondiale altri cento vengono
usati in operazioni speculative''. Il presidente cubano ha invitato
i Paesi ricchi ''a cancellare il debito estero ai Paesi poveri
e concedere nuovi prestiti per promuovere lo sviluppo''. Il 'leader
maximo' della rivoluzione cubana, ha definito il Fondo monetario
internazionale ''una funesta istituzione'' ed ha sollecitato i
leader dei paesi in via di sviluppo ''a non rassegnarsi ad una
elemosina umiliante''. Castro ha concluso il suo intervento lanciando
un appello ''ad abbandonare le armi'', declamando ad alta voce
che ''un mondo migliore è possibile''. La Conferenza Internazionale
sul "Finanziamento per lo Sviluppo" si è conclusa il 23 marzo
scorso con l'approvazione per acclamazione di un documento detto
"Consenso di Monterrey", che si propone una maggiore liberalizzazione
degli scambi, maggiori investimenti, un graduale affrancamento
del debito dei paesi poveri, così come il sostegno a governi più
efficienti, insieme a maggiori aiuti. Il documento infatti proclama
un impegno forte a raggiungere obiettivi effettivamente ambiziosi:
"Noi, capi di Stato e di governo... ci siamo impegnati ad affrontare
le sfide di finanziare lo sviluppo in tutto il mondo, particolarmente
dei Paesi in via di sviluppo. Il nostro obiettivo è sradicare
la povertà, raggiungere una crescita economica sostenibile e promuovere
uno sviluppo sostenibile mentre avanziamo verso un sistema economico
pienamente inclusivo ed equo… Ci impegniamo a portare avanti politiche
sane, il buon governo a tutti i livelli e lo Stato di diritto.
Ci impegniamo anche a mobilitare le risorse interne, ad attirare
flussi internazionali, a promuovere gli scambi internazionali
come motore dello sviluppo, ad accrescere la cooperazione tecnica
e finanziaria per lo sviluppo, ad alleggerire il debito estero
e a finanziare il debito sostenibile e a perseguire la coerenza
e la coesistenza dei sistemi internazionali monetari, finanziari
e commerciali… Gli attacchi terroristici dell'11 settembre hanno
acuito il rallentamento dell'economia globale, riducendo ulteriormente
i tassi di crescita... La nostra risolutezza ad agire insieme
è più forte che mai… Sollecitiamo tutti i Paesi sviluppati che
ancora non l'avessero fatto a compiere uno sforzo concreto verso
l'obiettivo dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo come
assistenza ufficiale ai Paesi in via di sviluppo..". Il "Consenso
di Monterrey" ha però deluso la Rete di Agenzie Cattoliche dell'Europa
e del Nord America (CIDSE), le ONG italiane e le Caritas Internazionali
secondo cui occorrono molte più azioni multilaterali per raggiungere
gli obiettivi di sviluppo stabiliti nella Dichiarazione del Millennio
del 2000, in particolare il dimezzamento della povertà del mondo
entro il 2015. In particolare le ONG italiane si lamentano della
persistenza di una visione quasi esclusivamente commerciale della
cooperazione a favore dei paesi in via di sviluppo: "Concordiamo
sul fatto che il commercio sia un settore fondamentale per lo
sviluppo delle economie povere e di quelle in transizione ma affinché
sia il reale motore di uno sviluppo sostenibile, equo ed accessibile
a tutti occorre rivedere le regole e i meccanismi decisionali
alla base degli scambi commerciali. L'abbattimento delle barriere
doganali, la cancellazione del debito estero per i Paesi poveri
attraverso un processo di arbitrato trasparente e super partes,
una riforma alla luce di criteri democratici, partecipativi e
comprensivi dei Paesi in Via di sviluppo, il rispetto della sostenibilità
ambientale e l'inclusione delle clausole sociali sono alcune delle
questioni che da troppo tempo attendono una risposta concreta
da parte dei decisori, siano essi i Governi dei Paesi ricchi o
le istituzioni finanziarie internazionali", ha dichiarato Sergio
Marelli, Presidente dell'Associazione ONG Italiane e membro della
Delegazione ufficiale dell'Italia in rappresentanza delle 164
ONG di sviluppo del nostro Paese. Le ONG hanno inoltre criticato
la procedura adottata alla Conferenza di Monterrey per cui il
documento finale non è stato sottoposto ad ulteriore negoziato,
essendo già stato adottato nel corso della prima giornata di lavori.
L'assenza di obiettivi verificabili, di impegni precisi e di scadenze
temporali fa del "Consenso di Monterrey" un documento debole che
renderà difficile il monitoraggio della sua esecuzione. Dello
stesso parere si è dichiarato anche il presidente Venezuelano
Chavez, parlando a nome dei G 77, il gruppo dei paesi più poveri,
che ha denunciato, oltre alla debolezza del documento, come questo
non sia espressione di tutti i paesi e ha fatto riferimento alle
speranze da anni disattese dei paesi più poveri. Le reti internazionali
però non si sono limitate a criticare il documento, ma hanno formulato
precise richieste, tra le quali uno sforzo rinnovato verso il
raggiungimento dell'obiettivo dello 0,7 del PIL per l'Aiuto Pubblico
allo Sviluppo, con particolare riferimento ai tempi di attuazione;
un impegno finalizzato alla promozione di un'equa ripartizione
degli oneri e alla creazione di un meccanismo internazionale trasparente
di riduzione del debito; la creazione di un Consiglio di Sicurezza
Economica e Sociale, proposto nel 1995 ma mai realizzato. Nei
prossimi mesi ci saranno altri appuntamenti che tratteranno temi
fondamentali, come la Sessione Speciale dell'Assemblea delle Nazioni
Unite sull'Infanzia del prossimo mese di maggio, il Vertice della
FAO a Roma a giugno e la Conferenza sullo Sviluppo Sostenibile
e l'Ambiente che si terrà a Johannesburg in settembre, nei quali
la comunità internazionale sarà chiamata ad assumere impegni concreti
nella consapevolezza che "i poveri non possono più aspettare"!
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