Mons. Pedro Casaldáliga

 


Parole dal Sud - febbraio

di Pedro Casaldaliga

Siamo tutti diventati, a quanto pare, un po' millenaristi. L'anno 2000 già suscita fantasmi e pronostici, come nei tempi migliori dell'Alto Medioevo. Il 2000 sarà - così immaginiamo - un anno diverso, unico, o salvatore o fatale; come se non fosse altro che un anno dopo il 1999 e prima del 2001. L'Umanità, disillusa o disperata, ha una certa nostalgia di scossoni millenaristi, forse. La chiesa, le chiese (diciamo coraggiosamente, fedelmente: la chiesa di Gesù!) si preparano a celebrare, nel 2000, il giubileo dell'entrata di Dio, attraverso Gesù di Nazaret, nella nostra carne e nella nostra storia. Calcoli errati a parte, poiché i duemila anni dalla nascita di Gesù sono già trascorsi, è legittimo, alla luce della fede, celebrare questo giubileo. La sfida evangelica sta nel come celebrarlo. Non potrà essere un giubileo light . Non dovrà essere un festival cattolicista o cristianista, una specie di esibizione cristiana in faccia ad altri mondi culturali e religiosi che non si regolano sul nostro calendario. Questo tempo di mondializzazione - in bene o in male - non è l'ora di esibizioni trionfalistiche né di concorrenze prepotenti, ma di dialogo e collaborazione, tra le religioni e tra i popoli. Ogni anno invio una circolare fraterna agli amici e gruppi solidali che ci accompagnano lungo il cammino. Quest'anno l'ho intitolata Il corno del giubileo . Quello yobel biblico, che nelle nostre strade e pascoli tante volte è evocato dal corno dei mandriani. Nella circolare di quest'anno tento di gridare ad alta voce alcuni sogni-esigenze che dovremmo realizzare a partire da un giubileo evangelicamente vissuto. Raggruppo questi sogni-esigenze in tre grandi settori di trasformazione strutturale e di servizio all'Umanità, al Regno. I - a) Denunciare profeticamente il neoliberismo come mercato totale, sistema di esclusione, idolatria del profitto ed ecocidio incontrollato. b) Lottare sistematicamente per l'abolizione del debito estero e per il pagamento dei debiti sociali. c) Riformare radicalmente le istituzioni internazionali (Onu, Fmi, Bm, G7...) che governano di fatto il mondo privilegiando appena i paesi accumulatori e sfruttatori. II - a) Vivere effettivamente l'ecumenismo, passando dalle intenzioni, discorsi e gesti, al riconoscimento mutuo delle chiese cristiane come chiesa una e plurale di Gesù; riconoscendo "un solo battesimo" e comunicando uniti nella stessa eucaristia. b) Dialogare macroecumenicamente con tutte le religioni, a partire dalla fede nel Dio della Vita e dall'unicità della famiglia umana, in uno spirito di accoglienza e conversione che sia tanto critico quanto autocritico. III - a) Riformare la chiesa cattolica nelle sue strutture di potere, di ministero e di formulazione dottrinale. Da secoli, da millenni, la chiesa stessa si proclama - solo in teoria, spesso - come semper reformanda . b) Fare "della collegialità un esercizio di decentralizzazione" trovando "una forma di esercizio differente del papato" (cardinal Danneels); con la rinuncia del papa alla sua condizione di capo di stato; rinnovando profondamente l'attuale sistema di nomina dei vescovi e riformulando la figura giuridica delle nunziature. c) Riconoscerci tutti e tutte uguali in virtù del battesimo e per il servizio del regno, come popolo di Dio in Gesù Cristo; e rendere effettiva la partecipazione adulta e libera del laicato e l'uguaglianza della donna nei ministeri e nelle decisioni. d) Superare per sempre questo millennio di imperialismi e colonizzazioni, inculturando davvero, nella libertà dello Spirito, la teologia, la liturgia, il diritto, tutta la pastorale (l'Asia, l'Africa, l'America Latina vogliono continuare ad essere sé stesse!). Sogni, che sono molto più che dei sogni; vere esigenze del Vangelo, rivendicazioni della coscienza ecclesiale, legittima aspettativa del mondo. "Perché il mondo creda" le chiese devono unirsi, devono riformarsi e devono vivere per il servizio. Allora il giubileo potrà essere un vero kairós del Regno.



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