Hai
conosciuto ben altri splendori, onori e potere, al tempo della
tua giovinezza. Hai saputo peccare come non ti era concesso, al
punto che persino il papa, nell'anno del giubileo, ha avvertito
il bisogno - e il dovere - di chiedere perdono alle tante vittime
delle tue malefatte e al Signore che avevi tradito. Ma adesso
qualcosa è cambiato; certo sei sempre la stessa: ancora capace
di bene e di male, come ciascuno di noi o, meglio, a causa di
ciascuno di noi. E ancora non mancano quelli che ti ostentano
ossequi e applausi, come si conviene a una vecchia signora… ma
poi, come a una vecchia signora, ti prestano ascolto con sufficienza
e compassione. I vecchi, si sa, ruminano sempre cose passate:
valori, principi, doveri… mai rinunciando alla morale! Il mondo
invece è davvero cambiato e va per un'altra strada… Quale? Nemmeno
lo sa, però ci va! In balia dei potenti di turno: leadership imprenditoriali
anziché politiche, cavalli rampanti di strategie economiche più
sanguinarie di qualsiasi guerra. Ti snobbano, mentre corrono a
perdifiato in quella competizione fratricida, che osano chiamare
"progresso". A milioni, ormai, si contano le vittime della loro
"democrazia"! E tu resti a guardarli, ferma come impietrita, urlando
con l'ultima voce: "mai potremo essere felici gli uni contro gli
altri; mai il futuro dell'umanità potrà essere assicurato dal
terrorismo e dalla logica della guerra". Drammatico monito di
colui che un tempo trattava alla pari coi sovrani del mondo e
ora implora, da Dio e dagli uomini, il dono della Pace. Eppure…
è proprio questa impotenza a rendere, ogni volta, più credibile
la tua verità; a fare più grande la tua autorevolezza, che - misconosciuta
dai tiranni d'oriente e d'occidente - è percepita dall'Ecumene
dei popoli… e infonde loro speranza! E anch'io mi sorprendo ad
amarti, come non mai… Già! Ti amo vecchia Chiesa, adesso che conti
sempre meno tra i grandi nani del mondo; adesso che la tua icona
più vera è il volto provato di un vecchio papa che arranca il
passo, ma sa dove andare. Adesso che la sua voce tremula, impacciata,
pronuncia parole di fuoco… Adesso che Roma - non più caput mundi
- può finalmente diventare casa delle speranze di tutti gli oppressi.
Adesso che un vecchio cardinale ottuagenario percorre l'oriente
gridando "Salam!", con la stoltezza di Dio e l'entusiasmo di un
bimbo. Adesso che - riconoscendo l'errore di aver benedetto troppe
guerre e indetto famigerate crociate - trovi il coraggio di urlare:
"La guerra è avventura senza ritorno... È declino dell'umanità...
Non può essere un mezzo adeguato per risolvere i problemi esistenti
tra le nazioni. Non lo è mai stato e non lo sarà mai!". Adesso
che - smessi gli stracci della regina - piangi, quale moderna
Rachele, per i tuoi figli e per quelli delle tue sorelle e non
vuoi essere consolata, perché non sono o non saranno più. Adesso
che finalmente trovi il coraggio di denunciare lo scandalo di
un sistema economico che affama e miete più vittime di ogni conflitto;
adesso che rinfacci al mondo la verità che ogni debito (che non
sia quello del soccorso reciproco) è un crimine contro l'umanità!
Adesso, sì… succedono cose mai viste: i nemici di un tempo comprendono
le tue parole, mentre alcuni tuoi figli giocano a smarcare il
discorso: "per la Pace, ma non pacifisti"… Rivivi così finalmente
le gioie - e le delusioni - del tuo Signore: "vi dico che neanche
in Israele ha trovato una fede così grande!" (Lc 7,9). Adesso…
adesso più che mai ti sento mia, la mia Chiesa: mia perché di
tutti, mia perché per tutti, mia perché mi sento a casa! Adesso,
che hai le mani bucate, sei finalmente pronta ad annunciare al
mondo una pace - Shalom - più grande di quella del mondo, perché
non viene da te, né dalle armi o dalle furberie diplomatiche delle
cancellerie... E' frutto della croce di Cristo, e può realizzarla
chiunque creda, in ogni religione ( scandalo e stoltezza!), nel
Dio della Vita. Di più: può realizzarla chiunque creda che la
vita di ogni uomo, di ogni donna, sia di per se stessa sacra,
e valga perciò più di qualsiasi altro bene. Costoro, adesso, ti
capiscono, perché sanno intendere la logica paradossale che spinge
ad offrire l'altra guancia e a riporre ogni spada nel fodero.
Perché sognano come te il giorno in cui "forgeranno le loro spade
in vomeri, le loro lance in falci"; il tempo in cui "un popolo
non alzerà più la spada contro un altro popolo e non si eserciteranno
più nell'arte della guerra" (Is 2,4). Già è un popolo grande quello
della Pace che cammina con te, e il Signore ti guida! Coraggio,
allora! "Non temere, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore
tuo Dio, in mezzo a te, è un salvatore potente. Esulterà di gioia
per te, ti rinnoverà con il suo amore" (Sof 3,16-17) "e tu rinnoverai
come aquila la tua giovinezza"! (Sal 103,5). Interventi di Giovanni
Paolo II sulla Guerra Ai giovani a Tor Vergata: "Oggi siete qui
convenuti per affermare che nel nuovo secolo voi non vi presterete
ad essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la
pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete
ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano
analfabeti, mancano di lavoro. " (Tor Vergata 19 agosto 2000)
"Nel nome di Dio ripeto ancora una volta: la violenza è per tutti
solo un cammino di morte e di distruzione, che disonora la santità
di Dio e la dignità dell'uomo" (Angelus del 21 ottobre 2001) In
occasione della Giornata di preghiera delle Religioni per la Pace:
"Mai più violenza! Mai più guerra! Mai più terrorismo!" (ad Assisi,
il 24 gennaio 2002) "Il terrorismo è e sarà sempre una manifestazione
di disumana ferocia, che, proprio perché tale, non potrà mai risolvere
i conflitti tra esseri umani. La sopraffazione, la violenza armata,
la guerra sono scelte che seminano e generano solo odio e morte.
Soltanto la ragione e l'amore sono mezzi validi per superare e
risolvere le contese tra le persone e i popoli. È tuttavia necessario
ed urgente uno sforzo concorde e risoluto per avviare nuove iniziative
politiche ed economiche capaci di risolvere le scandalose situazioni
di ingiustizia e di oppressione, che continuano ad affliggere
tanti membri della famiglia umana, creando condizioni favorevoli
all'esplosione incontrollabile del desiderio di vendetta. Quando
i diritti fondamentali sono violati è facile cadere preda delle
tentazioni dell'odio e della violenza. Bisogna costruire insieme
una cultura globale della solidarietà, che ridia ai giovani la
speranza nel futuro" (Udienza generale, 11 settembre 2002) "Di
fronte a questo orizzonte rigato di sangue, la Chiesa non cessa
di far sentire la sua voce e, soprattutto, continua ad elevare
la sua preghiera. E' quanto è avvenuto, in particolare, il 24
gennaio scorso nella Giornata di Preghiera per la Pace ad Assisi
quando, insieme con i rappresentanti delle altre religioni, abbiamo
testimoniato la missione di pace che è speciale dovere di quanti
credono in Dio. Dobbiamo continuare a gridarlo con forza: "Le
religioni sono al servizio della pace" (Discorso alla Curia Vaticana
in occasione del Natale) I quattro pilastri della pace. Papa Giovanni
XXIII non era d'accordo con coloro che ritenevano impossibile
la pace… Da spirito illuminato qual era, Giovanni XXIII identificò
le condizioni essenziali per la pace in quattro precise esigenze
dell'animo umano: la verità, la giustizia, l'amore e la libertà
(cfr ibid., I: l.c., 265-266). La verità - egli disse - sarà fondamento
della pace, se ogni individuo con onestà prenderà coscienza, oltre
che dei propri diritti, anche dei propri doveri verso gli altri.
La giustizia edificherà la pace, se ciascuno concretamente rispetterà
i diritti altrui e si sforzerà di adempiere pienamente i propri
doveri verso gli altri. L'amore sarà fermento di pace, se la gente
sentirà i bisogni degli altri come propri e condividerà con gli
altri ciò che possiede, a cominciare dai valori dello spirito.
La libertà infine alimenterà la pace e la farà fruttificare se,
nella scelta dei mezzi per raggiungerla, gli individui seguiranno
la ragione e si assumeranno con coraggio la responsabilità delle
proprie azioni. Guardando al presente e al futuro con gli occhi
della fede e della ragione, il beato Giovanni XXIII intravide
ed interpretò le spinte profonde che già erano all'opera nella
storia. Egli sapeva che le cose non sempre sono come appaiono
in superficie. Malgrado le guerre e le minacce di guerre, c'era
qualcos'altro all'opera nelle vicende umane, qualcosa che il Papa
colse come il promettente inizio di una rivoluzione spirituale.
(Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 2003,
#3) "NO ALLA GUERRA! La guerra non è mai una fatalità; essa è
sempre una sconfitta dell'umanità. Il diritto internazionale,
il dialogo leale, la solidarietà fra Stati, l'esercizio nobile
della diplomazia, sono mezzi degni dell'uomo e delle Nazioni per
risolvere i loro contenziosi. Dico questo pensando a coloro che
ripongono ancora la loro fiducia nell'arma nucleare e ai troppi
conflitti che tengono ancora in ostaggio nostri fratelli in umanità.
A Natale, Betlemme ci ha richiamato la crisi non risolta del Medio
Oriente dove due popoli, quello israeliano e quello palestinese,
sono chiamati a vivere fianco a fianco, ugualmente liberi e sovrani,
rispettosi l'uno dell'altro. Senza dover ripetere ciò che dicevo
l'anno scorso in questa stessa circostanza, mi accontenterò oggi
di aggiungere, davanti al costante aggravarsi della crisi mediorientale,
che la sua soluzione non potrà mai essere imposta ricorrendo al
terrorismo o ai conflitti armati, ritenendo addirittura che vittorie
militari possano essere la soluzione. E che dire delle minacce
di una guerra che potrebbe abbattersi sulle popolazioni dell'Iraq,
terra dei profeti, popolazioni già estenuate da più di dodici
anni di embargo? Mai la guerra può essere considerata un mezzo
come un altro, da utilizzare per regolare i contenziosi fra le
Nazioni. Come ricordano la Carta dell'Organizzazione delle Nazioni
Unite e il Diritto internazionale, non si può far ricorso alla
guerra, anche se si tratta di assicurare il bene comune, se non
come estrema possibilità e nel rispetto di ben rigorose condizioni,
né vanno trascurate le conseguenze che essa comporta per le popolazioni
civili durante e dopo le operazioni militari" (Discorso al Corpo
Diplomatico accreditato presso la S. Sede, 13 gennaio 2003) Carissimi
Fratelli e Sorelle! 1. Da mesi la comunità internazionale vive
in grande apprensione per il pericolo di una guerra, che potrebbe
turbare l'intera regione del Medio Oriente e aggravare le tensioni
purtroppo già presenti in quest'inizio del terzo millennio. E'
doveroso per i credenti, a qualunque religione appartengano, proclamare
che mai potremo essere felici gli uni contro gli altri; mai il
futuro dell'umanità potrà essere assicurato dal terrorismo e dalla
logica della guerra. Noi cristiani, in particolare, siamo chiamati
ad essere come delle sentinelle della pace, nei luoghi in cui
viviamo e lavoriamo. Ci è chiesto, cioè, di vigilare, affinché
le coscienze non cedano alla tentazione dell'egoismo, della menzogna
e della violenza. 2. Invito, pertanto, tutti i cattolici a dedicare
con particolare intensità la giornata del prossimo 5 marzo, Mercoledì
delle Ceneri, alla preghiera e al digiuno per la causa della pace,
specialmente nel Medio Oriente. Imploreremo innanzitutto da Dio
la conversione dei cuori e la lungimiranza delle decisioni giuste
per risolvere con mezzi adeguati e pacifici le contese, che ostacolano
il peregrinare dell'umanità in questo nostro tempo. In ogni santuario
mariano si eleverà verso il Cielo un'ardente preghiera per la
pace con la recita del Santo Rosario. Confido che anche nelle
parrocchie e nelle famiglie venga recitata la Corona per questa
grande causa da cui dipende il bene di tutti. A tale corale invocazione
si accompagnerà il digiuno, espressione di penitenza per l'odio
e la violenza che inquinano i rapporti umani. I cristiani condividono
l'antica pratica del digiuno con tanti fratelli e sorelle di altre
religioni, che con essa intendono spogliarsi di ogni superbia
e disporsi a ricevere da Dio i doni più grandi e necessari, fra
i quali in particolare quello della pace. 3. Fin d'ora invochiamo
su questa iniziativa, che si colloca all'inizio della Quaresima,
la speciale assistenza di Maria Santissima, Regina della Pace.
Per sua intercessione, possa risuonare con nuova forza nel mondo
e trovare fattiva accoglienza la beatitudine evangelica: "Beati
gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt
5,9)! (Angelus del 23 febbraio 2003)
Alberto
Vitali
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