Angeli sulle strade del terzo millennio

                                                                    



Esseri personali, dotati perciò di una loro identità, personalità, libertà e storia, o metafore della rivelazione divina? Il dibattito è di quelli destinati a non esaurirsi, anche perché se da un lato lo studio dei generi nelle sacre Scritture ebraiche e cristiane sembra propendere per la seconda ipotesi è innegabile che lo stesso Vangelo, riferendosi a quella categoria particolare di angeli che avrebbero esercitato negativamente la propria libertà nei confronti di Dio, i demoni, sembra piuttosto considerarli come veri esseri personali, nel significato più comune del termine. Quel che è certo è che all'inizio di questo nuovo millennio tornano a suscitare interesse, non solo tra gli "addetti ai lavori", ma anche e soprattutto tra la gente che ne invoca la presenza e protezione, ottenendo così almeno il fiorire di una ricca letteratura. Certo il fenomeno è curioso, ma non ingiustificato. Se alcuni decenni fa qualcuno l'avrebbe previsto si sarebbe preso del matto. Eravamo allora convinti che il progresso avrebbe portato benessere e gli sviluppi delle scienze avrebbero spiegato tutto, senza più nessun bisogno di ricorrere a miti religiosi "in odore" di paganesimo e medioevo. Tra i militanti, anche credenti, si guardava con sospetto a queste "credenze" che rischiavano di alienare le coscienze e di distoglierle dalla realizzazione delle diverse utopie, nonché dello stesso Regno di Dio. Ma oggi tutto è diverso. Il progresso incontrollato ci ha portato ad un passo dalla catastrofe cosmica; le ideologie sono cadute con il muro di Berlino; la religione è sempre più presentata come fenomeno di massa che buca gli schermi ma non le coscienze: abbiamo scoperto di non sapere. Non sappiamo dire con esattezza quando inizia e quando finisce la vita; non sappiamo come rapportarci alla morte; le paure con cui i poteri forti controllano le masse facendogli vedere il lupo più nero di quello che è ha suscitato nei più un grande senso di insicurezza. Così l'uomo, che negli ultimi secoli si era sentito cresciuto, si era proclamato adulto, e forte di ciò aveva rifiutato una religione che sapeva troppo di favola, rigettando con essa anche Dio, di colpo si scopre bambino! Bambino e impaurito, solo in un universo che lo circonda e non può controllare; solo in un universo che gli fa paura perché potrebbe riservargli più pericoli di quelli che, forse, in realtà ci sono. E allora chiama la mamma. Ma la mamma è morta! La mamma cultura, la mamma religione che per secoli ci ha cresciuto l'abbiamo ammazzata, non c'è più. E allora si cercano gli angeli. E' significativo questo ritorno agli angeli, anziché a Dio. Gli angeli rappresentano in ciascuno di noi il ricordo delle protezioni dell'infanzia, l'angelo ti protegge, "gratis", ti permette di scappare a nasconderti nel tuo cantuccio preferito. Dio no. Dio chiama l'uomo ad assumersi le proprie responsabilità; Dio chiama alla libertà e questa fa tremendamente paura a chi per tanto tempo l'ha rivendicata, ma poi si è accorto di non saperla gestire, a chi ha scoperto il "caro prezzo" della libertà, a chi non possiede più i criteri per esercitarla. Tanto peggio Gesù di Nazareth, troppo radicale nelle sue pretese. Come si può dire: "non c'è amore più grande di chi offre la vita per i suoi amici" a chi confonde spesso amicizia e bisogno e la morte non riesce a guardarla da lontano? Meglio gli angeli… sono più rassicuranti, più accomodanti. Ma questi angeli del terzo millennio cosa hanno in comune con i loro colleghi biblici? Quelli quando apparivano a qualcuno, da Abramo a Gesù nell'orto, venivano a portare problemi non a risolverli. Ne sa qualcosa Maria di Nazareth, che dopo la celeberrima visita di Gabriele ha dovuto affrontare tutti i disagi della ragazza madre nel contesto mediorientale del suo tempo, e di sì in sì è arrivata ai piedi della croce! Certo oggi ci sarebbe bisogno di angeli così, che vengano a svegliare l'uomo contemporaneo dal torpore della coscienza, come nella notte di Betlemme svegliarono i pastori per annunciare loro che un motivo per alzarsi e camminare, per continuare a sperare e lottare, era venuto nel mondo. Allora, esseri personali o metafore del divino, siano i benvenuti, purché non perdano mai la loro caratteristica di essere mediazioni, e solo iniziali, di un rapporto personale, originale e insostituibile di ciascuno con quel Dio che ama con "amore geloso" anche l'uomo del terzo millennio e se, rispettoso della sua libertà e dei suoi capricci, lo lascia anche andare per i suoi sentieri, mai lo ha abbandonato.

Alberto Vitali



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